Sono quasi 24 ore che prosegue a reti e cervelli unificati la cronaca dell'assalto di Tunisi: milioni di parole che hanno opportunamente messo in secondo piano l'affaire Incalza - Lupi e la manifestazione di Francorforte contro l' austerità, senza che però si sia potuto nemmeno accertare il numero di vittime italiane. Decine di inviati last minute che non conoscono una parola di arabo e forse due o tre di francese, informazioni sempre e rigorosamente di terza mano, unità di crisi e ambasciate stentoreamente balbettanti e impegnate a trasformare la disinformazione in riserbo, denunciano lo stato di un Paese che da un decennio guarda con ansia spesso pretestuosa al di là del mare, ma che non fa nulla per informarsi davvero su realtà così vicine ed è sempre al traino altrui in qualsiasi iniziativa.
Non a caso assieme alla confusione è venuta fuori la povertà delle chiavi interpretative che alla fine si risolvono in una banale, ma anche sconcertante attribuzione d'ufficio all'Isis perché alcuni siti vicini al Califfato (sempre per sentito dire) hanno inneggiato all'attacco o parlato a lungo dell'evento. Insomma si è preso il primo mostro disponibile in prima pagina per simulare una comprensione delle cose che invece manca e fabbricare una verità di comodo per un'opinione pubblica di bocca buona e ben disposta verso le tesi più elementari. Tanto una più, una meno cambia poco.
Per dirla tutta sono dominato dalla sensazione che i media main stream e il mondo politico riassunto nel governicchio degli annunci, abbiano tirato un sospiro di sollievo di fronte alle vittime italiane ancorché non ancora quantificate: finalmente si concretano in qualche modo e non navigano più nel nulla gli allarmi che da più di un decennio vengono lanciati ora per ragioni elettorali, ora per distrazione politica, sempre più spesso per stimolare reazioni "nato correct" verso la creazione di caos fatta da altri e che tra i suoi effetti ha anche quello di escluderci da una autonoma politica mediterranea. Vittime che ancorché assai lontane come numero rispetto a quelle autoctone e futili della Costa Concordia, rendono molto più facile da giustificare un'eventuale avventura sul campo e le enormi spese che comportano, oltre che naturalmente spostare l'attenzione dalle vicende interne verso il "nero periglio che vien da lo mare". Peccato che proprio qualche giorno fa Obama in un'intervista abbia detto che "L’Isis è una emanazione diretta di Al Qaida in Iraq che è stata generata dalla nostra invasione. È un esempio di conseguenza indesiderata, ed è per questo che dovremmo in generale prendere bene la mira prima di sparare".
Si tratta del ben noto coccodrillismo di cui si pascono Washington e Hollywood e che serve a fornire piedistalli di cartapesta alla "eccezionalità" americana. Piccole verità a posteriori impraticabili alla periferia, nel quinto quarto dell'impero, con la straordinaria conseguenza di renderci più realisti del re. E sempre più irrealisti.
(Ilsimplicissimus)
Da il fattoquotidiano.
Bce, nuova sede a Francoforte. Scontri all’inaugurazione: 350 arresti
Si può seguire in diretta La cronaca multimediale su Global Project
Blockupy: "La Banca centrale europea si batte per una politica di austerity in Europa. Non c'è nulla da celebrare"
di F. Q. | 18 marzo 2015
di F. Q. | 18 marzo 2015
E’ quasi guerriglia a Francoforte, dove mercoledì alle 11 è iniziata l’inaugurazione della nuova sede della Banca centrale europea. Nella notte ci sono stati scontri tra la polizia e il gruppo anticapitalista Blockupy che raccoglie sotto il suo ombrello diverse formazioni e che per la giornata ha annunciato una marcia a cui dovrebbero partecipare decine di formazioni, inclusi simpatizzanti del partito ellenico di governo Syriza. Almeno sette auto delle forze dell’ordine sono state incendiate e tra i feriti si registrano 90 ufficiali, mentre le persone arrestate sarebbero circa 350. La polizia locale lamenta gli attacchi con sassi e liquidi non identificati da parte di una minoranza violenta tra i manifestanti. I dimostranti dal canto loro denunciano l’utilizzo dello spray al pepero ncino da parte delle autorità.
Ulrich Wilken, deputato del partito di sinistra al parlamento di Hesse tra gli organizzatori della manifestazione, aveva parlato di “marcia rumorosa, ma pacifica” e l’agenzia Bloomberg conta 10.000 dimostranti riuniti sotto l’insegna Blockupy, tra i quali numerosi attivisti italiani che sono stati fermati dalla polizia: “Molti attivisti italiani sono ora circondati in Uhlandstrasse ma il mood è fantastico”, si legge in un tweet del movimento.
“La Bce si batte per una politica di austerity in Europa. Non c’è nulla da celebrare”, dice un altro messaggio del gruppo che nei giorni scorsi aveva chiesto una mobilitazione transnazionale “nel cuore del regime di crisi europeo”.
“In passato abbiamo protestato contro i salvataggi delle banche – ha detto Werner Renz, del gruppo Attac – Quest’anno protestiamo per la Grecia, abbiamo bisogno di più Atene in Europa e meno Berlino. La situazione non si può risolvere con la sola austerity”. “La nostra protesta è contro la Bce in quanto membro della troika che, nonostante non sia democraticamente eletta, ostacola il lavoro del governo greco. Vogliamo la fine delle politiche di austerità”, gli ha fatto eco Wilken. Sempre su Twitter la polizia, che ha definito “aggressivo” l’atteggiamento della folla, ha scritto che sta usando gli idranti per tenere a bada le proteste, una misura “necessaria” a causa delle “rivolte”. “Ci sono dimostratori pacifici e anche criminali”, ha aggiunto la portavoce Claudia Rogalski sottolineando che gli agenti dispiegati sono oltre mezzo migliaio.
La nuova sede Bce, per l’occasione blindata da barricate e filo spinato, è costata 1,3 miliardi di euro e sorge nel quartiere del Grossmarkthalle, i vecchi mercati generali della città tedesca. Il sito del Telegraph parla di transenne intorno al perimetro della nuova torre per tenere i manifestati a una distanza di almeno 10 metri. All’inaugurazione oltre al governatore della Bce Mario Draghi sono attesi il sindaco di Francoforte Peter Feldmann e Tarek Al-Wazir, ministro dell’Economia di Hesse.
Il caso del ministro delle Infrastrutture è solo l'ultimo di una lunga serie: vertici istituzionali coinvolti in inchieste e scandali e condanne e scivoloni politici che segherebbero cataste di poltrone in qualsivoglia democrazia occidentale. Ma non in Italia. Da Alfano a Calderoli, da Razzi a Cancellieri
(di Wil Nonleggerlo -http://espresso.repubblica.it) - "Dimettermi? Non vedo perché”. Lo scandalo 'Sistema' – una cupola che avrebbe pilotato grandi appalti pubblici in tutta Italia – sta generando pesanti ripercussioni sul ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, a causa degli “strettissimi legami” che il politico Ncd aveva allacciato con i protagonisti dell'inchiesta, appena arrestati.
Ci riferiamo in particolare ad Ettore Incalza, ex capo della Struttura tecnica di missione al ministero delle Infrastrutture, e Stefano Perotti, imprenditore che si sarebbe dato molto da fare per trovare lavoro (ed un Rolex da 10 mila euro) al figlio di Lupi, Luca. Se vi sembrano ingredienti sufficienti affinché il titolare delle Infrastrutture – seppur non indagato – metta mano agli scatoloni e sgomberi il dicastero di piazzale Porta Pia, vi sbagliate di grosso.
Questo è solo l'ultimo di una lunga serie di casi simili: vertici istituzionali coinvolti in inchieste e scandali e condanne e scivoloni politici che segherebbero cataste di poltrone in qualsivoglia democrazia occidentale. Da Alfano a Calderoli, da Razzi alla Cancellieri, su su fino a Maurizio Lupi: casi di politici che non si dimettono mai e che abbiamo raccolto per voi, con le relative “giustificazioni”.
Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture nel governo Renzi, intervistato da Repubblica (17 marzo 2015):
Ha pensato alle dimissioni? "No, le dimissioni no. Anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela. Se fare politica significhi far pagare questo sacrifico alle persone che ami. Sa la battuta che faccio sempre a Luca? Purtroppo hai fatto Ingegneria civile e ti sei ritrovato un padre ministro delle Infrastrutture". Purtroppo il padre aveva un rapporto molto stretto con Ercole Incalza. Alla luce di quanto sta venendo fuori non pensa sia stato quanto meno inopportuno? "C'è la presunzione di innocenza, ma è chiaro che se dovessero risultare fondate le accuse sarebbe una sconfitta per tutti" (...) "Comunque il limite delle intercettazioni è che non rendono il tono scherzoso delle conversazioni" (...) "Stefano Perotti conosceva mio figlio da quando, con altri studenti del Politecnico, andava a visitare i suoi cantieri. Sono amici, così come le nostre famiglie". Motivo per cui Perotti per la laurea gli ha regalato un rolex da 10 mila euro? "L'avesse regalato a me non l'avrei accettato".
Ha pensato alle dimissioni? "No, le dimissioni no. Anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela. Se fare politica significhi far pagare questo sacrifico alle persone che ami. Sa la battuta che faccio sempre a Luca? Purtroppo hai fatto Ingegneria civile e ti sei ritrovato un padre ministro delle Infrastrutture". Purtroppo il padre aveva un rapporto molto stretto con Ercole Incalza. Alla luce di quanto sta venendo fuori non pensa sia stato quanto meno inopportuno? "C'è la presunzione di innocenza, ma è chiaro che se dovessero risultare fondate le accuse sarebbe una sconfitta per tutti" (...) "Comunque il limite delle intercettazioni è che non rendono il tono scherzoso delle conversazioni" (...) "Stefano Perotti conosceva mio figlio da quando, con altri studenti del Politecnico, andava a visitare i suoi cantieri. Sono amici, così come le nostre famiglie". Motivo per cui Perotti per la laurea gli ha regalato un rolex da 10 mila euro? "L'avesse regalato a me non l'avrei accettato".
Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, dopo il rivoltante tweet sulle due cooperanti italiane rapite in Siria (scrisse "Greta e Vanessa sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo!") (19 gennaio 2015):
"Mi scuso con chi si è ritenuto offeso, è una notizia che ho trovato su un sito, mi sono limitato a chiedere se fosse vero... ma non mi dimetto".
"Mi scuso con chi si è ritenuto offeso, è una notizia che ho trovato su un sito, mi sono limitato a chiedere se fosse vero... ma non mi dimetto".
Ignazio Marino, sindaco di Roma, in un infuocato consiglio comunale prova a difendersi dal "Panda-gate" (14 novembre 2014):
"L'auto è sempre stata autorizzata a circolare, e per questo le famose multe sono state annullate, ma ci metto la faccia e le ho pagate anche se non dovevo. In questa settimana di morbosa attenzione la mia auto è anche stata fotografata in divieto di sosta, ma anche di questo mi assumo la responsabilità e chiedo scusa a romane e romani. Ma non ci sono dimissioni o elezioni in vista. Andiamo avanti, in modo convinto e deciso".
"L'auto è sempre stata autorizzata a circolare, e per questo le famose multe sono state annullate, ma ci metto la faccia e le ho pagate anche se non dovevo. In questa settimana di morbosa attenzione la mia auto è anche stata fotografata in divieto di sosta, ma anche di questo mi assumo la responsabilità e chiedo scusa a romane e romani. Ma non ci sono dimissioni o elezioni in vista. Andiamo avanti, in modo convinto e deciso".
Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, condannato a 1 anno e 3 mesi di reclusione per abuso d’ufficio in relazione a un uso non consentito di intercettazioni telefoniche per l'inchiesta Why not (sospeso dalla carica e poi reintegrato dal Tar, 2 ottobre 2014):
"Non mi dimetto, farò il sindaco in strada! Mi chiedono di lasciare per questa condanna, ma guardandosi allo specchio e provando vergogna devono dimettersi quei giudici. Siamo di fronte a uno Stato profondamente corrotto, ma noi non abbiamo armi ma sappiamo resistere e resisteremo".
"Non mi dimetto, farò il sindaco in strada! Mi chiedono di lasciare per questa condanna, ma guardandosi allo specchio e provando vergogna devono dimettersi quei giudici. Siamo di fronte a uno Stato profondamente corrotto, ma noi non abbiamo armi ma sappiamo resistere e resisteremo".
Il ministro della Giustizia del governo Letta Anna Maria Cancellieri finisce al centro di forti polemiche: l'accusa è quella di aver esercitato forti pressioni al fine di favorire la scarcerazione di una detenuta eccellente, la figlia dell'amico Salvatore Ligresti (2 novembre 2013):
"Sono serenissima e tranquilla, non ho intenzione di dimettermi, sono pronta a rispondere a qualunque domanda. Il mio è stato un intervento umanitario, mosso da un detenuto che poteva morire. Se fosse morta cosa sarebbe accaduto?".
"Sono serenissima e tranquilla, non ho intenzione di dimettermi, sono pronta a rispondere a qualunque domanda. Il mio è stato un intervento umanitario, mosso da un detenuto che poteva morire. Se fosse morta cosa sarebbe accaduto?".
Il ministro dell'Interno Angelino Alfano non ha nessuna intenzione di dimettersi dopo lo scoppio dello scandalo "kazako": la vicenda dell’arresto e del rimpatrio di moglie e figlia del dissidente kazaco Mukhtar Ablyazov è avvenuta a sua insaputa... (16 luglio 2013, governo Letta):
"Sono qui in Parlamento per rendere conto di una vicenda di cui non sono stato informato. Com'è possibile che nessun membro del governo, nessun ministro, sia stato informato di tutto questo?".
"Sono qui in Parlamento per rendere conto di una vicenda di cui non sono stato informato. Com'è possibile che nessun membro del governo, nessun ministro, sia stato informato di tutto questo?".
Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, paragona il ministro Kyenge ad un "orango" (14 luglio 2013):
"Dimettermi? Ma da cosa? Ma stiamo scherzando?! Non ci penso proprio. La mia era una battuta nei termini della simpatia... Il mio era solo un giudizio estetico. Io ho una mia forma mentis: quando conosco una persona, faccio paragoni estetici con un animale. Guardo Letta e penso a un airone, che con le zampe lunghe riesce a vivere nella palude. Vedo Alfano come una rana, che salta di foglia in foglia. La Cancellieri? Un San Bernardo, sì, sempre pacioso, ma quando vuole riesce a mordere. Poi c'è la De Girolamo, una gallina ovaiola".
"Dimettermi? Ma da cosa? Ma stiamo scherzando?! Non ci penso proprio. La mia era una battuta nei termini della simpatia... Il mio era solo un giudizio estetico. Io ho una mia forma mentis: quando conosco una persona, faccio paragoni estetici con un animale. Guardo Letta e penso a un airone, che con le zampe lunghe riesce a vivere nella palude. Vedo Alfano come una rana, che salta di foglia in foglia. La Cancellieri? Un San Bernardo, sì, sempre pacioso, ma quando vuole riesce a mordere. Poi c'è la De Girolamo, una gallina ovaiola".
Josefa Idem si dimette da ministro dello Sport dopo le polemiche per l'Imu non pagata. All'inizio resiste, con argomentazioni che fanno precipitare la situazione (20 giugno 2013, governo Letta):
"Non sapevo dell'Ici non pagata, io non mi sono mai occupata personalmente della gestione di queste cose. Nella mia vita ho passato tre settimane al mese in canoa, dodici mesi l'anno. Ho sempre delegato ai tecnici chiedendo loro naturalmente di fare le cose a regola d'arte. Il commercialista, l’ingegnere, il geometra. Non le saprei nemmeno dire esattamente di che cifre stiamo parlando".
"Non sapevo dell'Ici non pagata, io non mi sono mai occupata personalmente della gestione di queste cose. Nella mia vita ho passato tre settimane al mese in canoa, dodici mesi l'anno. Ho sempre delegato ai tecnici chiedendo loro naturalmente di fare le cose a regola d'arte. Il commercialista, l’ingegnere, il geometra. Non le saprei nemmeno dire esattamente di che cifre stiamo parlando".
Da presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni resiste per mesi, tra inchieste, scandali, arresti. Indimenticabili, purtroppo, alcune sue conferenze stampa (aprile ed ottobre 2012):
"Ma il giornalista del Corriere fa sempre le vacanze da solo? Eh ma che sfigato! Che malinconia, che tristezza, che sfigato! Voi non fate mai vacanze di gruppo come me?... Io ai Caraibi con Daccò? Francamente non ricordo, devo controllare. Il viaggio a Parigi? Non ricordo. Devo consultare le mie agende"..."Non ho intenzione di dimettermi, io non ho commesso alcun errore. La Regione Lombardia ha i conti in ordine"..."Io dimettermi? Non ragiono con i buffoncelli".
"Ma il giornalista del Corriere fa sempre le vacanze da solo? Eh ma che sfigato! Che malinconia, che tristezza, che sfigato! Voi non fate mai vacanze di gruppo come me?... Io ai Caraibi con Daccò? Francamente non ricordo, devo controllare. Il viaggio a Parigi? Non ricordo. Devo consultare le mie agende"..."Non ho intenzione di dimettermi, io non ho commesso alcun errore. La Regione Lombardia ha i conti in ordine"..."Io dimettermi? Non ragiono con i buffoncelli".
Gli ultimi giorni di Renata Polverina da presidente di Regione Lazio, alla guida di un Consiglio falcidiato dallo scandalo-rimborsi e dalle gesta di Batman Fiorito (settembre 2012):
"I tumori che stanno in questo consiglio, come quelli della mia gola, vanno estirpati! Siamo come la Concordia, ci siamo sfracellati, e per fortuna non abbiamo morti. Questa cosa è come l'inondazione di Firenze"..."Le ostriche non le ho inventate io, anzi viaggiavano comodamente nel palazzo della giunta prima di me... e ora se ci fate andare andiamo a cena, con le nostre carte di credito".
"I tumori che stanno in questo consiglio, come quelli della mia gola, vanno estirpati! Siamo come la Concordia, ci siamo sfracellati, e per fortuna non abbiamo morti. Questa cosa è come l'inondazione di Firenze"..."Le ostriche non le ho inventate io, anzi viaggiavano comodamente nel palazzo della giunta prima di me... e ora se ci fate andare andiamo a cena, con le nostre carte di credito".
Pdl, Angelino Alfano invita la consigliera regionale Nicole Minetti a sloggiare, "dimettiti entro lunedì". Lei, coinvolta nel processo Ruby-bis, risponde così (23 luglio e 4 settembre 2012):
"Peccato che Alfano non abbia motivato la sua richiesta di dimissioni. Mi ha deluso pure la Santanché, da lei nemmeno un minimo di solidarietà. Se prima ero orientata alle dimissioni, dopo tutto quello che mi hanno scaricato addosso, un po' mi sono incattivita"..."Ho scelto di restare per gli stessi motivi che mi hanno fatto avvicinare alla politica: l'ammirazione per le idee di libertà di Silvio Berlusconi".
"Peccato che Alfano non abbia motivato la sua richiesta di dimissioni. Mi ha deluso pure la Santanché, da lei nemmeno un minimo di solidarietà. Se prima ero orientata alle dimissioni, dopo tutto quello che mi hanno scaricato addosso, un po' mi sono incattivita"..."Ho scelto di restare per gli stessi motivi che mi hanno fatto avvicinare alla politica: l'ammirazione per le idee di libertà di Silvio Berlusconi".
Giuseppe Scopelliti, da presidente di Regione Calabria, in merito al caso del buco in bilancio al Comune (28 aprile 2012):
"Il mio rinvio a giudizio è certo. Ma non penso che l'ipotesi di abuso di ufficio possa rappresentare una motivazione per le dimissioni".
"Il mio rinvio a giudizio è certo. Ma non penso che l'ipotesi di abuso di ufficio possa rappresentare una motivazione per le dimissioni".
Rosy Mauro, dopo il coinvolgimento nello scandalo-Belsito viene scaricata persino dal suo stesso partito, la Lega Nord. Ma dalla vicepresidenza del Senato, non intende dimettersi (16 aprile 2012):
"Io non ho fatto nulla di illegale e illecito, non devo dare alcuna giustificazione perché non ho niente da giustificare. Perché mai dovrei dimettermi dalla vicepresidenza basandomi su delle illazioni false?... Sto vedendo cose oscure...".
"Io non ho fatto nulla di illegale e illecito, non devo dare alcuna giustificazione perché non ho niente da giustificare. Perché mai dovrei dimettermi dalla vicepresidenza basandomi su delle illazioni false?... Sto vedendo cose oscure...".
Massimo Calearo, ex Pd, da onorevole di Popolo e Territorio rilascia alcune interessanti dichiarazioni. E rimane al proprio posto, come se nulla fosse (30 marzo 2012):
"Dall'inizio dell'anno alla camera dei Deputati ci sono andato solo tre volte, rimango a casa a fare l'imprenditore, invece che andare a premere un pulsante. Non serve a niente, è usurante. Anzi, credo che da questo momento fino alla fine della legislatura non ci andrò più. Perché non mi dimetto? Perché altrimenti al mio posto entrerebbe un deputato molto di sinistra, un filo-castrista del Pd. Con lo stipendio da parlamentare pago il mutuo della casa che ho comprato... sono 12mila euro al mese di mutuo, è una casa molto grande".
"Dall'inizio dell'anno alla camera dei Deputati ci sono andato solo tre volte, rimango a casa a fare l'imprenditore, invece che andare a premere un pulsante. Non serve a niente, è usurante. Anzi, credo che da questo momento fino alla fine della legislatura non ci andrò più. Perché non mi dimetto? Perché altrimenti al mio posto entrerebbe un deputato molto di sinistra, un filo-castrista del Pd. Con lo stipendio da parlamentare pago il mutuo della casa che ho comprato... sono 12mila euro al mese di mutuo, è una casa molto grande".
Michele Emiliano, sindaco di Bari (Pd), accusato di aver favorito un'impresa edile (18 marzo 2012):
"Il processo me lo faccio da solo, visto che non sono accusato di alcun reato. Mi processo davanti a tutti per quattro spigole e cinquanta cozze pelose. Mi condanno. Per leggerezza. Ho sbagliato, sono stato un fesso, non certo un corrotto. Voglio rimanere fino alla fine, per sbattere fuori dal Comune di Bari chiunque si sia avvicinato a me per fare i propri affari".
"Il processo me lo faccio da solo, visto che non sono accusato di alcun reato. Mi processo davanti a tutti per quattro spigole e cinquanta cozze pelose. Mi condanno. Per leggerezza. Ho sbagliato, sono stato un fesso, non certo un corrotto. Voglio rimanere fino alla fine, per sbattere fuori dal Comune di Bari chiunque si sia avvicinato a me per fare i propri affari".
Antonio Razzi, da onorevole di Popolo e Territorio viene ripreso dalla telecamera nascosta del collega Barbato. Non solo non si dimette, ma nel 2013 trova pure la riconferma: da senatore del Popolo della Libertà (8 dicembre 2011):
"Se non era per me e Scilipoti Berlusconi non si salvava, cadeva... io il 14 dicembre ho pensato a li cazzi miei... per 10 giorni quelli mi pigghiavano la pensione... qui sono tutti malviventi, se non fai da solo ti si inculano loro". Ed alcuni giorni dopo: "Dimettermi, e per che cosa? Semmai non parlerò più con voi giornalisti".
"Se non era per me e Scilipoti Berlusconi non si salvava, cadeva... io il 14 dicembre ho pensato a li cazzi miei... per 10 giorni quelli mi pigghiavano la pensione... qui sono tutti malviventi, se non fai da solo ti si inculano loro". Ed alcuni giorni dopo: "Dimettermi, e per che cosa? Semmai non parlerò più con voi giornalisti".
Mariastella Gelmini, da ministro dell'Istruzione barcolla dopo il mitologico comunicato stampa sul "tunnel Cern-Gran Sasso". Alcuni giorni dopo salterà la testa di un portavoce, mentre lei dichiarerà che... (9 ottobre 2011):
"Sono serena e determinata. Certo, per l'incidente del tunnel dei neutrini sono stata colpita in ogni modo, ma non mi fermo, so che fare politica non è un giro di valzer. So che non esiste un tunnel da Ginevra al Gran Sasso, ho visitato il Cern e non ho visto tunnel. Bastava mettere quella parola tra virgolette e aggiungere tecnologico, il "tunnel tecnologico" dentro il quale sono viaggiati i neutrini".
"Sono serena e determinata. Certo, per l'incidente del tunnel dei neutrini sono stata colpita in ogni modo, ma non mi fermo, so che fare politica non è un giro di valzer. So che non esiste un tunnel da Ginevra al Gran Sasso, ho visitato il Cern e non ho visto tunnel. Bastava mettere quella parola tra virgolette e aggiungere tecnologico, il "tunnel tecnologico" dentro il quale sono viaggiati i neutrini".
Il premier Silvio Berlusconi è rincorso da scandali sessuali di ogni tipo, da fallimenti politici e crisi economica, ma va da Napolitano a dire l'ennesimo "no". Capitolerà dopo alcuni mesi (21 settembre 2011):
"Presidente, io non mi dimetterò mai!".
"Presidente, io non mi dimetterò mai!".
Antonio Gaglione, eletto col Pd, passa al Misto. È il recordman dell'assenteismo parlamentare, ma tiene duro, stoico (3 agosto 2011):
"Perché non vengo mai in Parlamento? Tanto è inutile, in questi tre anni l'attività legislativa si è impantanata. Lo ammetto, quando arriva lo stipendio da Roma non mi sento a posto... con contributi e indennità si arriva a 11mila euro al mese. Mia moglie mi dice sempre di dimettermi, ma il mio bilancio è positivo, non mi dimetto".
"Perché non vengo mai in Parlamento? Tanto è inutile, in questi tre anni l'attività legislativa si è impantanata. Lo ammetto, quando arriva lo stipendio da Roma non mi sento a posto... con contributi e indennità si arriva a 11mila euro al mese. Mia moglie mi dice sempre di dimettermi, ma il mio bilancio è positivo, non mi dimetto".
Giulio Tremonti, da ministro dell'Economia, in merito ai soldi in contanti pagati all'ex consigliere Marco Milanese per l'utilizzo della sua abitazione (28 luglio 2011):
"Dimissioni dal ministero? Vi dò subito una notizia. Mi sono dimesso da inquilino".
"Dimissioni dal ministero? Vi dò subito una notizia. Mi sono dimesso da inquilino".
Gianfranco Fini e le dimissioni che mai arriveranno (24 e 28 febbraio 2011):
"Sono pronto a dimettermi da presidente della Camera nello stesso momento in cui Berlusconi si dimette da presidente del Consiglio"..."Non credo che mi dimetterò perché non c'è nessun conflitto, non voglio uno scontro con Berlusconi, vorrei che si ragionasse".
"Sono pronto a dimettermi da presidente della Camera nello stesso momento in cui Berlusconi si dimette da presidente del Consiglio"..."Non credo che mi dimetterò perché non c'è nessun conflitto, non voglio uno scontro con Berlusconi, vorrei che si ragionasse".
Gianfranco Fini, da leader di Fli, vicenda Montecarlo (25 settembre 2010):
"Anch'io mi chiedo chi sia il vero proprietario della casa di Montecarlo. È mio cognato Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so, gliel'ho chiesto con insistenza. Lui ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. Se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la presidenza della Camera".
"Anch'io mi chiedo chi sia il vero proprietario della casa di Montecarlo. È mio cognato Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so, gliel'ho chiesto con insistenza. Lui ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. Se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la presidenza della Camera".
Claudio Scajola e la madre di tutte le insapute. Si dimette da ministro ma resta in Parlamento (4 maggio 2010):
"Quella casa è stata pagata a mia insaputa! Un Ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri. Se dovessi acclarare che la mia abitazione nella quale vivo a Roma fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali annullerebbero il contratto di compravendita. Non potrei come Ministro della Repubblica abitare in una abitazione pagata da altri!".
"Quella casa è stata pagata a mia insaputa! Un Ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri. Se dovessi acclarare che la mia abitazione nella quale vivo a Roma fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali annullerebbero il contratto di compravendita. Non potrei come Ministro della Repubblica abitare in una abitazione pagata da altri!".
Prima Scajola aveva provato a resistere (30 aprile 2010):
"Non lascerò il governo, non farò come con il caso Biagi altrimenti sembrerà che mi hanno beccato con il sorcio in bocca. Non ho colpe!".
"Non lascerò il governo, non farò come con il caso Biagi altrimenti sembrerà che mi hanno beccato con il sorcio in bocca. Non ho colpe!".
Marcello Dell'Utri, da senatore Pdl, rilascia al Fatto Quotidiano un'intervista che fa molto discutere. Ma rimane al proprio posto, fino a fine legislatura (10 febbraio 2010):
"A me della politica non me ne frega niente... mi sono candidato solo per non finire in galera. Io sono un politico per legittima difesa. Se poi mi condannano in Cassazione, e vado in galera, allora mi dimetto".
"A me della politica non me ne frega niente... mi sono candidato solo per non finire in galera. Io sono un politico per legittima difesa. Se poi mi condannano in Cassazione, e vado in galera, allora mi dimetto".
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