mercoledì 8 ottobre 2014

Chi è il beneventano Del Basso De Caro ? Ascesa all'ombra dei poteri forti : Craxi, gli avi e la massoneria

 Umberto Del Basso De Caro





















Da Corriere del Mezzogiorno 
                                                                                                                                                 Umberto Del Basso De Caro è nipote d'arte politica e forense. 
Nel suo discorso alla Camera, ai tempi di Tangentopoli, in difesa di Bettino Craxi mise a frutto l'una e l'altra. Poi, per cause di forza maggiore, si eclissò. Il suo avo Raffaele De Caro, al quale è intitolata una loggia massonica del Grande Oriente d'Italia, fece la guerra di Libia come ufficiale dei bersaglieri, la Grande guerra e oltre ad essere sottosegretario e ministro fu padre costituente della Repubblica. Ecco perché il lungo cognome di Umberto Del Basso De Caro è tambureggiante e suona come una marcia da bersagliere, tanto che non sembra designare una ma più persone, due, forse tre. A Benevento, sua città natale e pasquale, dicono che sia «uno e trino»: un po' perché è misterioso, un po' perché è eterno. Tuttavia, il sottosegretario alle Infrastrutture del governo Renzi - ministero di cui non sa nulla ma, come dice lui, «mica ci vuole un docente universitario» - è popolare e a Benevento il nipote di De Caro e il figlio di don Guido per tutti è Umberto: «Che dice Umberto?», «Che fa un Umberto?». Tanto che non sarebbe sbagliato chiamarlo Umberto D. come il personaggio senza identità che dà il titolo a uno dei film più famosi di Vittorio De Sica. Anche Umberto, come il protagonista della pellicola neorealista, è inafferrabile. Dove nasce il potere di Umberto? A Piazza Guerrazzi. In quella piazza risorgimentale, che porta il nome di un famoso toscano, non famoso - si capisce - quanto Matteo Renzi, i beneventani non dicono che c'è la sede dell'università ma «lo studio di Umberto». Il potere di Umberto non è come quello di Clemente Mastella che nasceva dalla Dc, da De Mita, dai sindaci e dalla «truppe mastellate», né come quello dell'ex sindaco Viespoli che nacque dalla fine traumatica della Prima repubblica e dalla «partecipazione popolare»; no, il potere di Umberto - a volte detto Umbertino, un po' per affetto un po' per invidia - nasce dalla storia della patria e dalla tradizione forense. Lui stesso rivendica i trascorsi: «Ho una lunga esperienza amministrativa, 23 anni da consigliere comunale, mi alzo alle 6 ogni mattina, lavoro 7 giorni su sette». Ha dimenticato di dire che, al tempo del pentapartito - quell'epoca remota in cui Craxi e De Mita erano amici-nemici - era già all'Asl quando si chiamava Usl mentre nell'epoca berlusconiana e bassoliniana era a capo dell'Iacp che a Benevento è sempre una comoda poltrona dove far qualcosa senza far niente. A Umberto piace più l'ombra che la luce. Non gli piace la prima linea, preferisce la seconda. Ora che, suo malgrado, è finito sotto i riflettori con la nomina a sottosegretario, si difende dalle accuse di Rimborsopoli giocando in attacco: «Non c'è una legge, non c'è un regolamento, non c'è un reato». Il suo passato da socialista non lo rinnega, lo rivendica, e a chi lo chiama ex replica secco: «Ex un bel niente, ero e resto socialista, non ho niente di cui vergognarmi. E non sono neanche un rottame da buttare». Ma dopo le dimissioni di Antonio Gentile in molti gli danno la caccia, quasi come se lui, proprio lui, che un tempo fu l'avvocato di Bettino, fosse diventato ora il Cinghialone da abbattere (fatto curioso, questo, visto che il simbolo di Benevento è proprio il cinghiale Calidone). Un po' anche lui c'ha messo del suo: «Se ci fosse una mozione di sfiducia - disse solo poco più di un mese e mezzo fa mentre teneva banco il caso De Girolamo - la voterei». La ministra beneventana all'Agricoltura, Nunzia De Girolamo - moglie di Francesco Boccia, avversario interno nel Pd di Umberto - non era iscritta nel registro degli indagati della Procura che lavorava e lavora sull'Asl di Benevento ma dalle parti di Piazza Guerrazzi, si suonò la fanfara dei bersaglieri e si rilevò l'essenza politica della vicenda. Oggi la storia sembra ripetersi sotto una strana forma di nemesi: non c'è più il governo Letta ma il governo Renzi, non c'è più la ministra ma il sottosegretario e Benevento è ancora una volta una «città stregata». Quella dichiarazione un po' grillina di Umberto - «voterei la sfiducia» - sembra ritorcesi contro il nipote del bersagliere. Nella squadra di governo, Umberto è arrivato in quota cuperlian-dalemiana. Un anno fa, prima del voto del 25 febbraio, Umberto sedeva comodamente nel suo studio e disegnava con mano sicura il futuro: «Vinceremo le elezioni, faremo un buon governo con Pierluigi Bersani e con le giuste riforme salveremo l'Italia». Ma la storia, che spesso e volentieri improvvisa, fu un'altra e Umberto dovette rinviare il suo appuntamento con il governo che sentiva, come la verità, già in tasca. Ancora una volta, come decenni addietro, il governo gli sfuggì. Dopo un anno ancora e dopo un altro governo Umberto è giunto a destinazione provenendo da un altro mondo: «Non sono nuovo - dice e avverte - ma sono più giovane di tanti trentenni». Non sarà facile far fuori il nuovo Cinghialone o Calidone beneventano. 
Giancristiano Desiderio 

sarei curioso di sapere se il piu' noto avvocato penalista della provincia di benevento in un'altra nazione sarebbe ancora a fare politica oppure in un altro posto
sarei curioso di sapere se il piu' noto avvocato penalista della provincia di benevento in un'altra nazione sarebbe ancora a fare politica oppure in un altro posto

IL SANNITA DEL BASSO DE CARO È RIUSCITO A NAVIGARE IN MOLTE ACQUE: DA CRAXI A D’ALEMA FINO AL GOVERNO TOSCO-RENZINO

A Benevento la loggia principale del Grande Oriente d’Italia è intitolata a Raffaele De Caro, nonno del sottosegretario - All’inizio degli anni novanta, Del Basso De Caro era un fervente craxiano, poi approdato ai Ds - Da sempre garantista, s’è scoperto forcaiolo quando bisognava sfiduciare la “nemica” Nunzia De Girolamo…

Fabrizio d'Esposito per "il Fatto quotidiano"
craxi bettino bobo craxicraxi bettino bobo craxi Sul far del crepuscolo, la Seconda Repubblica morente fa i conti fino in fondo con la Prima. Notte buia. Come quando lunedì scorso, a Montecitorio, la giovine Maria Elena Boschi ha difeso gli inquisiti di governo in nome di un garantismo craxian-berlusconiano.
Il ponte ideale tra le due epoche, tra il '93 del secolo scorso e il '14 dell'attuale, ha il nome lungo e sannita di Umberto Del Basso De Caro, uno dei sottosegretari indagati del Pd. Un nome storico a Benevento, come ha ricordato Giancristiano Desiderio sull'edizione napoletana del Corriere del Mezzogiorno.
Al punto che, in città, la loggia principale del Grande Oriente d'Italia, la maggiore obbedienza massonica italiana, è intitolata a Raffaele De Caro, nonno del sottosegretario imposto a Renzi da Massimo D'Alema e Gianni Cuperlo. È stato lo stesso Del Basso De Caro a rivendicarlo con orgoglio, dopo la nomina alle Infrastrutture: "So che il mio nome era nella lista dei candidati grazie all'interessamento di D'Alema e Cuperlo, sono loro che mi hanno sostenuto".
All'inizio degli anni novanta, Del Basso De Caro era un fervente craxiano del Psi, lo stesso partito in cui militava Antonio Gentile da Cosenza, sottosegretario che invece si è dimesso per la nota storia della censura all 'Ora della Calabria. Due socialisti, due morali diverse. Forse perché i loro destini sono stati diversi. Del Basso De Caro con i postcomunisti. Gentile con i postberlusconiani di Alfano.
MUSSI VELTRONI DALEMA jpegMUSSI VELTRONI DALEMA jpeg Non c'è partita. Il lungo nome del sannita che non vuol dimettersi per Rimborsopoli è entrato nella storia anche per il 29 aprile del 1993, quando la Camera dei deputati negò l'autorizzazione a procedere per Craxi. Quel giorno, infatti, il deputato socialista Del Basso De Caro tenne un lungo discorso (poco dopo parlò lo stesso leader del Psi). 
Un intervento che ventuno anni dopo trova il suo tardivo compimento nell'orazione della Boschi in morte della questione morale e che include la salvezza di Del Basso De Caro.
Disse l'attuale sottosegretario: "Abbiamo assistito a una campagna di stampa senza precedenti nella storia del nostro Paese, che ha dato grandissimo sostegno (ma un sostegno unilaterale) alle iniziative dei magistrati. Abbiamo inoltre assistito a fatti reiterati e sconcertanti: le violazioni del segreto istruttorio, i verbali di interrogatori pubblicati sulla stampa in stralci o integralmente, gli avvisi di garanzia preannunciati dalla stessa stampa qualche settimana prima che l'indagato ne fosse informato, un uso distorto e sovente violento dell'istituto della custodia cautelare".
Del Basso De Caro, quel 29 aprile, era uno dei relatori della giunta per le autorizzazioni. In pratica, svolse in aula il suo lavoro di avvocato. In difesa di Craxi. La Vandea partitocratica contro la rivoluzione di Tangentopoli e il lavoro dei magistrati di Mani Pulite: "È una cultura che personalmente mi fa correre i brividi lungo la schiena; è la cultura del fondamentalismo, dell'intolleranza, dell'integralismo. Credo che se questa cultura dovesse prevalere, la Seconda Repubblica sarebbe ancora peggiore della prima; e ritengo che questi giorni rappresenterebbero l'atto di congedo dallo Stato laico e aconfessionale".
cuperlo alla direzione pdcuperlo alla direzione pd Una profezia a metà. Perché a rendere una schifezza la Seconda Repubblica è stato il berlusconismo dell'impunità e delle leggi ad personam. Del Basso De Caro ripercorse alcuni episodi di corruzione attribuiti a Craxi. Su uno in particolare, quello di Bitetto consigliere d'amministrazione dell'Enel, sentenziò: "Andò a salutare (Bitetto , ndr) l'onorevole Craxi il quale gli disse: ‘Non stare lì a scaldare la sedia'.
Bitetto, in catene, nel corso dell'interrogatorio aggiunge: ‘Da questa espressione intuii che l'onorevole Craxi voleva che io portassi a lui i soldi e al partito i voti'. Comprenderete che neppure in un tribunale del Bangladesh questa sarebbe una tesi accusatoria!
Comprenderete anche che siamo in presenza, per più parti, di un processo kafkiano perché il signor Joseph K. si aggirava per i meandri del palazzo di giustizia e tutti dicevano che il fatto era comunque gravissimo senza spiegargli in che cosa consistesse il fatto".
CUPERLO RENZI CIVATICUPERLO RENZI CIVATI C'è stato un solo momento, in cui il garantismo di Del Basso De Caro ha vacillato. È stato a gennaio, quando la sua concittadina Nunzia De Girolamo si è dimessa da ministro dell'Agricoltura perché intercettata sul sistema sanitario sannita. L'ex craxiano fu il primo a pronunciarsi: "Se ci fosse una mozione di sfiducia contro la De Girolamo la voterei". Chissà perché.

 

Regionali, oltre De Luca c’è Del Basso de Caro

Il sottosegretario pronto a correre nel caso di eventuali primarie del Pd «In Campania c’è una pericolosa deriva. Necessaria un’operazione verità» 
 

All’indomani delle elezioni Europee lo aveva subito annunciato: «Il candidato a governare la Regione Campania dovrà essere scelto magari con le primarie, ma senza predestinati o unti dal Signore». E Umberto Del Basso de Caro, sottosegretario al ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, si prepara già ad affrontare questa sfida. Almeno così è sembrato a coloro che hanno partecipato sabato sera ad un convegno tenutosi presso l’aula consiliare del comune di San Mango Piemonte, proprio in quella provincia da dove proviene il suo principale competitor, quel Vincenzo De Luca che lo ha preceduto nello stesso incarico al Governo.
«La Regione - ha detto - in questi anni ha versato in un caos totale. Sono state molto più numerose le sedute del Consiglio che non si sono tenute rispetto a quelle che effettivamente abbiamo svolto e che comunque non abbiamo mai concluso. Siamo davanti ad una pericolosa deriva. C’è un uomo solo al comando che ha ha svuotato il Consiglio di ogni contenuto e persino la Giunta, dietro c’è sempre un super capo di gabinetto». Secondo De Caro alle prossime elezioni sarà necessario fare «un’operazione di verità con i cittadini perchè dobbiamo riconquistare la loro fiducia».
E questa operazione di verità consiste nel dire, ad esempio, che «la Regione attuale è riuscita nel capolavoro di non spendere 4 miliardi di euro di finanziamenti europei» o che «il decreto di accelerazione della spesa è una truffa elettorale che si risolverà in un grande contenzioso tra Regione e Amministrazioni locali perchè i Comuni non hanno ancora avuto il decreto di pagamento e non riusciranno mai a rendicontare tutto entro il 31 dicembre 2015».
Altro nodo spinoso riguarda le spese per il sociale. «In questo ambito - ha spiegato - c’è stata una vera e propria mutilazione. Ed oltre a questo che fine ha fatto il reddito di cittadinanza? Nelle vituperate Giunte Bassolino c’era. Qui esultiamo per 80 euro in più al mese ma allora si parlava di 384 euro date a persone che un lavoro non l’avevano».
Insomma sembra essersi rotto il rapporto creato tra il sottosegretario e lo stesso Caldoro per riuscire a riaprire la metropolitana di Salerno.
Circostanza inevitabile con l’avvicinarsi della scadenza elettorale. 
E se De Caro coltiva il desiderio di correre alle primarie, può già contare su appoggi importanti. Sabato sera, infatti, erano presenti in sala l’ex ministro Carmelo Conte, il consigliere regionale Dario Barbirotti e il direttore generale dell’Università del Sannio.


Del Basso de Caro avverte: “Abusi dai pm, riforma urgente. I fondi regionali? Sono innocente”

A cura di Pasquale Napolitano

Avvocato di chiara fama e difensore tra gli altri di Bettino Craxi negli anni caldi di Tangentopoli, il sannita Umberto Del Basso de Caro, sottosegretario ai Trasporti del Governo Renzi ed ex capogruppo regionale del Partito Democratico, sembra il profilo giusto per affrontare il rapporto politica-giustizia nelle ore in cui il collega Andrea Orlando sta predispondendo la riforma e tante inchieste presentano falle che lasciano perplessi. Del Basso de Caro non è di primo pelo: ha alle sue spalle un’esperienza da parlamentare nel 1992 nel Partito Socialista; alle ultime elezioni politiche del 2013 ha lasciato la poltrona di consigliere regionale della Campania per approdare alla Camera dei Deputati nella lista dei democratici. La promozione nel Governo Renzi è considerato il trampolino di lancio per le regionali del 2015 dove Del Basso de Caro pare nutra ambizioni da governatore (forte anche di un’antica amicizia con Massimo D’Alema a cui chiederebbe appoggio). L’ex socialista – in una lunga intervista concessa a Retenews24 – affronta i temi legati alla giustizia, di grande attualità: dal caso Cosentino all’inchiesta sui fondi ai gruppi regionali in Campania dove lo stesso esponente beneventano risulta indagato per peculato. Uno sguardo lucido su temi delicatissimi soprattutto visti da sinistra. In qualità di avvocato ma anche come politico ha alzato la bandiera del garantismo: è cambiato il clima in Italia? Considero sbagliato il giustizialismo oltranzista e radicale e, parimenti, considero eccessivo il garantismo assoluto. Dopo anni di giustizialismo oppure siamo ancora lontani da un corretto rapporto tra magistratura e politica? In realtà, in Italia abbiamo sempre ecceduto nell’una come nell’altra posizione non considerando che l’equilibrio deriva proprio dall’assunzione di un rapporto corretto e rispettoso tra i poteri dello Stato così come furono disegnati dal legislatore costituente. Personalmente ho sempre prestato ossequio non formale alla giurisdizione contestando l’esercizio dell’azione penale ogni qualvolta si è tradotta in abuso. Troppa libertà per alcuni pm? Siamo, da tempo, dinanzi alla fine del principio di obbligatorietà dell’azione penale, scolpito nella Carta Costituzionale ed in presenza di un esercizio facoltativo che in qualche occasione si è tradotto in arbitrio con una conseguente sovraesposizione dell’ordine giudiziario. In base al reato di associazione esterna alla mafia è condannato Marcello Dell’Utri, ora si è alzato un polverone su chi lo difende: che ne pensa? Non ho letto le motivazioni della sentenza definitiva a carico Dell’Utri, emessa dopo cinque gradi di giudizio. Osservo che il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa, a prescindere dalla complessità tecnico-giuridica di individuare un’area di punibilità nei confronti di chi concorre con condotta atipica alla realizzazione della causa tipica, ha formato oggetto di numerose pronunce della Corte Suprema a Sezioni riunite. Si riferisce alla pronuncia delle Sezioni Unite? Con le decisioni a Sezioni Unite Carnevale e Mannino il Giudice di legittimità ha fortemente perimetrato l’area del penalmente rilevante specificando in concreto la fattispecie incriminatrice ed ancorandola a condotte specifiche. In ogni caso, per evitare che il reato in questione continui ad essere affidato alla Corte che si assunse, nel lontano 1994 (sentenza Demitry) una funzione paralegislativa, considero opportuno l’intervento del legislatore per tipizzare la condotta. In Campania c’è il caso analogo di Nicola Cosentino, imputato per questo reato e rinchiuso in carcere da mese con una seconda custodia cautelare: vede accanimento o giusta azione giudiziaria? Anche per Nicola Cosentino vale lo stesso discorso di Dell’Utri nel senso che siamo in presenza di una condotta atipica per il rafforzamento di un sodalizio criminale che agisce con condotta tipica. Ricordo la prima decisione di annullamento con rinvio ed il successivo provvedimento di privazione della libertà e non mi permetto, al riguardo, di esprimere giudizi su atti dei quali ho conoscenza solo giornalistica. Mi pare di ricordare che le condotte ascritte all’Onorevole Cosentino siano risalenti nel tempo e che le fonti indiziarie promananti da collaboratori di giustizia. Quindi consiglia cautela? Ciò impone valutazioni particolarmente rigorose in ordine alla intrinseca attendibilità dei dichiaranti ed al tema dei riscontri. Sono questi argomenti che certamente avranno formato oggetto di pregnante valutazione da parte dei giudici. La riforma del sistema giudiziario sarà una nuova pagina per l’Italia? La necessità di riformare il sistema processuale del nostro Paese è divenuta ineludibile. La Giustizia civile non è in asse con i paesi piu’ evoluti e, paradossale che possa sembrare nella culla del diritto, i ritardi di giustizia sono denegata giustizia. Poi c’è il nodo giustizia civile. Anche i rimedi alternativi alla giurisdizione non hanno sortito l’effetto di deflazionare il processo civile che continua ad essere contrassegnato da una particolare lentezza. Una giustizia civile celere incide sul prodotto interno lordo in misura non inferiore ai tre punti. E il penale? Il processo penale anch’esso è segnato dalla estenuante lunghezza a causa del carico di ruolo di numerosi uffici giudiziari. Anche in questo caso gli strumenti alternativi, patteggiamento e rito abbreviato, non hanno sortito gli effetti sperati e molti processi si concludono con la formula estintiva senza che sia emersa la verità. Con quali conseguenze? Un grave danno per la credibilità della Istituzione o di quegli imputati effettivamente estranei ai fatti contestati. Su quali temi si punterà? Il tema della riforma è, in ogni caso, di contesto nel senso che al Parlamento compete approvare un insieme di norme tese a riaffermare numerosi principi fondamentali: la certezza della pena, la dignità e la libertà della persona, la non afflittività della sanzione penale in un sistema complessivo di garanzia. Tutto ciò non può avvenire immaginando che la Magistratura sia controparte o il nemico da abbattere. Un processo riformatore del genere minerebbe alle fondamenta lo stato di diritto e la credibilità stessa delle istituzioni. Lei come altri consiglieri rischia il processo per la questione dei fondi consiliari: sarà una inchiesta utile o un buco nell’acqua? Dal 2012 risulto indagato, unitamente a cinquantasette consiglieri regionali della Campania, per la utilizzazione, asseritamente illecita, dei fondi destinati alle attività dei Gruppi Consiglieri. Non mi sono mai sottratto al confronto e mi sono sempre presentato dinanzi al Magistrato del Pubblico Ministero ogni qualvolta richiestomi. Nelle due occasioni di confronto ho depositato memorie difensive e documentazione largamente dimostrativa delle spese sostenute. Quindi non risulterete responsabili? Sono assolutamente certo della inesistenza del reato attribuita a me ed agli altri consiglieri regionali. In ogni caso, alla questione di diritto, relativa alla configurabilità dell’ipotizzato delitto di peculato, devo aggiungere che, anche nel merito, ho dimostrato la insussistenza di qualsiasi condotta appropriativa. Dunque mi sento assolutamente sereno e fiducioso che il procedimento verrà archiviato senza che il pm richieda il rinvio a giudizio.

Da Il blog dei giornalisti dell'Ora della Calabria

Tra i tanti “regalini” che il governo delle “larghe (infinite) intese” presieduto da Renzi ha fatto di recente alla Calabria non ci sono solo il colpevole ritardo nell’indicare il commissario alla sanità post-Scopelliti o la riapertura del dossier sull’inutilissimo Ponte sullo Stretto. C’è anche una nomina, sfuggita ai più ma piuttosto discutibile. E’ quella del sottosegretario alle infrastrutture Umberto Del Basso De Caro nella cabina di regia allestita a palazzo Chigi per la Calabria. Del Basso De Caro, designato con un decreto del ministro Lupi concordato con il premier, dovrebbe occuparsi in particolare del porto di Gioia Tauro. Fin qui pare tutto nella norma, ma il “curriculum” e le frequentazioni del sottosegretario, e anche alcune sue esternazioni, non promettono nulla di buono. Ecco come, dopo le Politiche 2013 che l’hanno visto diventare parlamentare del Pd, lo presenta il sito Dagospia lo presenta: «Massone, avvocato difensore negli anni ’80 di uomini come Bettino Craxi, forse grazie a tali benemerenze era assurto ai vertici del Partito democratico campano, tanto da diventarne numero uno alla Regione, dove avrebbe dovuto contrastare sul piano politico l’attività del governatore socialista – e delfino di Craxi – Stefano Caldoro. Misteri e beffe dei piddini italiani, fatto sta che oggi Del Basso De Caro, piazzato a Campania 2 in posizione blindata, torna a furor di popolo in Parlamento. Troverà tempo per la difesa in tribunale del suo cliente eccellente Nicola Mancino, ex vicepresidente del Csm, nel processo sulla “trattativa”?». A carico di Del Basso De Caro spunta anche un rogna giudiziaria: viene indagato dalla magistratura campana per rimborsi non rendicontati alla Regione. Questo non gli impedisce di essere nominato sottosegretario nel governo Renzi, sia pure in un mare di polemiche. Esilarante un’intervista che il sottosegretario rilascia in quei giorni a Repubblica: «Indagato, precisiamo, ma per una cosa che fa vomitare, una cosa per la quale non c’è la legge, non c’è il regolamento, e quindi non c’è nemmeno il reato… Cinquecento euro al mese! Ma se c’era la legge che me lo imponeva io secondo lei non facevo la scheda carburante? Che poi, mi dica un po’: chi chiede le mie dimissioni, sentiamo», replica all’intervistatore un Del Basso De Caro che parla allo stesso modo della “casta” calabra… E infatti, a Repubblica che gli chiede se un indagato può fare il sottosegretario De Caro risponde come se fosse un qualsiasi politico calabrese che si trova nelle stesse condizioni: «Cento volte! È solo un cittadino sottoposto a indagine, non è né imputato né condannato…». Un mito. DE CAROE non finisce qui. Sono i giorni in cui divampa l’”Oragate”, la censura all’Ora della Calabria che porterà il senatore Tonino Gentile a dimettersi da sottosegretario. Sempre nell’intervista a Repubblica Del Basso De Caro così commenta l’”affaire”: «Non so bene cosa sia accaduto, ho letto le cronache, ma come forse avrà capito non mi fido molto dei giornali…». Andiamo bene… Tempo qualche settimana e Del Basso De Caro scende in Calabria per partecipare ad alcune iniziative sul tema delle infrastrutture organizzate dal Pd in provincia di Catanzaro: al suo fianco big come il segretario regionale Ernesto Magorno e il parlamentare Alfredo D’Attorre. Una delle tappe è Soverato: tra il pubblico – riferiscono alcuni resoconti giornalistici – ad ascoltare il sottosegretario tra gli altri anche Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio. “I coniugi Adamo sono amici di vecchia data del sottosegretario”, riferiscono i bene informati: conoscendoli – e iniziando a conoscere Del Basso De Caro – non c’è da sorprendersi, visto il “comune sentire” e il “comune agire”…. E a fine maggio Del Basso De Caro “ricambia” partecipando a un convegno sulle infrastrutture alla Provincia di Cosenza, alla presenza, tra i relatori, della stessa Bruno Bossio e del presidente dell’ente Mario Oliverio (nella seconda foto), e dello stesso Adamo tra il pubblico. Ora Del Basso De Caro si occuperà del porto di Gioia Tauro, ma chissà perché più che un sottosegretario alle infrastrutture sembra un sottosegretario agli “accorduni”… (ant. cant.)

Altrabenevento: "Strane invenzioni di Del Basso De Caro per sostenere Repower"

Ieri nel corso del convegno organizzato dalla Provincia, l’Amministratore delegato di Repower Italia, Fabio Bocchiola, ha confermato che il tipo di centrale elettrica che la sua società vorrebbe realizzare tra Morcone e Pontelandolfo produce il 25% di energia in meno rispetto a quella che utilizza. Questo dato è incontestabile e adesso ne devono prendere atto tutti i sostenitori di quella Centrale elettrica sotterranea che finora hanno considerato malevoli fantasie le denunce di Altrabenevento.
Bocchiola ha confermato che Repower aveva pensato all’impianto per speculare sul prezzo dell’energia elettrica: acquistare la corrente di notte a prezzi contenuti per pompare l’acqua in salita dalla diga di Campolattaro a Colle Alto (500 metri di dislivello); far riscendere l’acqua di giorno nelle turbine e produrre il 75% dell’energia elettrica spesa, da vendere però nelle ore di punta ad un prezzo triplo rispetto al costo iniziale.
Adesso le condizioni sono cambiate, si produce più energia e non vi sono frequenti rischi di blackout e quindi quella centrale elettrica è assolutamente inutile per noi e improduttiva per Repower.
Il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro ritiene invece che quel progetto si deve realizzare a tutti i costi perché ha già creato molte aspettative per l’investimento previsto di 600 milioni di euro di cui 250 per opere edili per costruire una centrale interrata (90 mt. x 45 x 50) a 500 metri di profondità su una faglia sismica attiva, sette gallerie da 10 metri di diametro ognuna, un lago artificiale con conseguenti sventramenti delle montagne, distruzione di boschi, sorgenti, pascoli, produzioni tipiche e luoghi di interesse storico e turistico.
Secondo il sottosegretario, leader del PD sannita, per “aiutare” Repower bisogna aumentare la durata delle concessioni dell’acqua pubblica al privato, imporre a Terna di acquistare l’energia elettrica dalla società svizzera a prezzi triplicati anche se non ci sono emergenze. 
Per giustificare il suo sostegno a questa opera sciagurata, De Caro chiede alla Regione e al Governo di aiutare economicamente Repower perché quella Centrale Elettrica garantirebbe la autonomia idrica alla provincia di Benevento.
Ma questa è una bufala! Una stupidaggine! La centrale della Repower non prevede la captazione e la distribuzione dell’acqua per uso potabile e l’uso irriguo. Per questi scopi sono previste, come hanno spiegato i relatori al convegno di ieri, altre opere per una spesa di altri 400 milioni di euro.
Perché gli amministratori sanniti non si preoccupano di procurare questi soldi per sostenere le produzioni agricole, potenziare gli acquedotti, difendere l’acqua pubblica e creare posti di lavoro piuttosto che pensare di regalare soldi pubblici alla Repower per una centrale elettrica inutile, devastante e pericolosa?
Per altrabenevento – Gabriele Corona

 

 


 


sarei curioso di sapere se il piu' noto avvocato penalista della provincia di benevento in un'altra nazione sarebbe ancora a fare politica oppure in un altro posto
sarei curioso di sapere se il piu' noto avvocato penalista della provincia di benevento in un'altra nazione sarebbe ancora a fare politica oppure in un altro posto

Nessun commento:

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...