venerdì 7 marzo 2014

Benevento, maxi-indagine sull'urbanistica: 100 indagati tra politici, tecnici e imprenditori

Da Il Mattino del  13 agosto 2013
Le ipotesi di reato del P.M. Antonio CLEMENTE vanno dall’abuso d’ufficio, all’abuso edilizio, alla costruzione in difformità


BENEVENTO - Oltre cento indagati tra amministratori comunali, ex amministratori, tecnici comunali e privati, proprietari terrieri e di immobili.

Le ipotesi di reato vanno dall’abuso d’ufficio, all’abuso edilizio, alla costruzione in difformità. Si tratta della mega inchiesta sulle sub-aree che è in piedi da anni. Una vicenda che riguarda autorizzazioni e concessioni edilizie rilasciate negli anni addietro nelle zone perifiche della città e che è stata anche al centro di polemiche politiche.

Le indagini sono state lunghe, laboriose e difficoltose in quanto trattano una materia, quella urbanistica, che si presta a tante interpretazioni con le tante modifiche ai regolamenti e ai piani di costruzione che si sono succedute negli anni. Negli ultimi mesi c’è stata un’accelerazione dell’inchiesta con un continuo via vai di investigatori della Procura della Repubblica a Palazzo Mosti e negli uffici tecnici del Comune per acquisire delibere ed elaborati.

Alla fine il sostituto procuratore della Repubblica di Benevento, Antonio Clemente, di ritorno dalla vacanza in Scozia e alla vigilia del suo trasferimento a Roma, avrebbe chiuso le indagini e avrebbe chiesto alle forze dell’ordine di procedere alle notifiche alle persone indagate. (MA COSI' NON E' ANDATA...n.d.r.) 

E questa, secondo quanto si è appreso, non è un’operazione di poco conto in quanto le persone coinvolte a vario titolo sarebbero oltre cento.
In procura bocche cucite e nessuno fornisce particolari.

Nè tantomeno nomi di esponenti politici destinatari del provvedimento. Dai tam tam si sa, ed è anche facilmente intuibile considerata la natura dell’inchiesta, che sono coinvolti attuali amministratori comunali, ex assessori, funzionari e tecnici comunali. Per queste persone il reato ipotizzato sarebbe l’abuso d’ufficio in relazione ai permessi a costruire concessi. Per i tecnici privati, i proprietari delle zone e degli immobili, invece, il reato sarebbe di abuso edilizio e costruzione in difformità.

Il provvedimento di chiusura delle indagini prevede, dopo le notifiche, la possibilità per le persone indagate di presentare, entro venti giorni, delle memorie difensive. Quindi il magistrato procederà, dopo la valutazione, alla richiesta di rinvio a giudizio. Ma il problema che si sta registrando in queste ore è proprio quello delle notifiche. L’alto numero delle persone indagate, il periodo festivo a ridosso del Ferragosto con gli studi legali quasi tutti chiusi per ferie, l’inserimento dei nomi dei difensori di fiducia vicino a quelli d’ufficio sono tutte operazioni che richiedono tempo e le operazioni andranno per le lunghe.

Certo bisognerà, comunque, aspettare le richieste di rinvio a giudizio per valutare il grado di coinvolgimento degli amministratori comunali indagati. Ma comunque questa nuova inchiesta che si abbatte ancora una volta su Palazzo Mosti, dopo «Mani sulla città» e quella sui concorsi, sicuramente, alla ripresa dell’attività politica dopo ferragosto, riproporrà le polemiche sollevate dall’opposizione consiliare sull’opportunità da parte della maggioranza di mettere fine a questa esperienza amministrativa e ritornare al voto. 

Ancora una volta il Comune si trova al centro di una bufera giudiziaria e politica.

Da Ottopagine del 17 agosto 2013

Inchiesta sulle sub-aree, indagate 110 persone: Tutti i nomi


 – Il sindaco Fausto Pepe, ex assessori, dirigenti e tecnici comunali, proprietari dei suoli, progettisti, committenti e direttori dei lavori, imprenditori. In tutto 110 persone: quelle che compaiono nell’avviso di conclusione dell’inchiesta, diretta dal sostituto procuratore Antonio Clemente e condotta dalla sezione investigativa della Digos con il sostituto commissario Antonio Zarrillo, sulle sub-aree. Un’inchiesta avviata nel 2009, di cui Ottopagine aveva dato notizia in esclusiva agli inizi di maggio, quando aveva pubblicato le risultanze della consulenza che il magistrato aveva affidato all’ingegnere Antonio Ciarleglio. Nel mirino della Digos del vicequestore Rosa D’Amelio, decine di permessi a costruire e concessioni a partire dal 2005 per la realizzazione di circa 300 unità immobiliari in varie zone di Benevento: da Santa Colomba a Madonna della Salute, da Santa Clementina a Montecalvo, via Valfortore, Capodimonte, Ripamorta, Acquafredda e Pacevecchia. Abuso d’ufficio e violazioni edilizie: queste le ipotesi di reato contestate in un’indagine in materia urbanistica, fondata sulla convinzione della presunta illegittimità degli atti adottati. Secondo il pm Clemente, non era possibile rilasciare i singoli permessi di costruire (39 le pratiche edilizie) – il punto di partenza è uno dell’agosto del 2005 – in assenza della presentazione e dell’approvazione di un Piano progetto per tutta la sub-area definita dal Piano regolatore o per un comparto, e di una convenzione per la cessione gratuita al Comune delle opere di urbanizzazione. .E ciò sarebbe dovuto avvenire anche se il Piano particolareggiato degli ambiti era scaduto. Una storia complessa, la tappa successiva nel giugno del 2008, quando l’allora dirigente del settore Urbanistica, Nazzareno Lanni, aveva bloccato gli interventi dopo una relazione dell’ufficio di Vigilanza edilizia di Palazzo Mosti. Allo stop era seguita, il 21 luglio dello stesso anno, una delibera di indirizzi del Consiglio comunale che consentiva la ripresa dei lavori a patto che venissero sanate le irregolarità riscontrate, in primis la mancata realizzazione di opere di urbanizzazione che i privati avrebbero dovuto cedere gratuitamente al Comune.
Prima ancora che le singole situazioni venissero ‘sanate’, in molte sub-aree erano però ripresi i lavori, come attestato da verifiche della Vigilanza, e ciò aveva determinato il nuovo blocco totale dei cantieri, ordinato nel 2009 dal dirigente del settore, Silvio Ferrara, che in un documento inviato al sindaco Fausto Pepe e all’assessore all’Urbanistica, Angelo Miceli, aveva indicato come soluzione la strada degli accordi sostitutivi previsti dall’articolo 11 della Legge 241/90.
E’ «il procedimento più idoneo per il perseguimento del delineato interesse pubblico – aveva scritto -, consentendo, un tale accordo procedimentale, di acclarare come illegittima l’attività edilizia assentita, evitando i rischi del ricorso alla giustizia amministrativa, e di definire il contenzioso con la rimozione dei vizi delle procedure amministrative, con l’assicurare ove possibile il disegno omogeneo delle singole sub-aree, con il recupero ove possibile delle aree a uso pubblico e ove non possibile con la monetizzazione deliberata e per le volumetrie eccedenti non demolibili con l’applicazione della sanzione pecuniaria di cui all’articolo 38 del Testo Unico 380/2001, con gli effetti di cui all’ultimo comma dello stesso articolo. Qualora qualcuno non volesse accedere a quanto delineato – aveva concluso il dirigente – tutta la questione o i singoli casi dovranno essere riesaminati alla luce di tale novità e risolti con criteri diversi dalle direttive dettate nell’atto consiliare 51/2008».
Una delibera, quella del Consiglio, che, a parere di Ciarleglio, «sembra gettare le basi di una sanatoria generalizzata per tutti i permessi di costruire rilasciati illegittimamente nelle sub-aree».
Secondo il consulente del Pm, gli accordi sostitutivi decisi dal Comune, «così sottoscritti, oltre ad essere privi dei principi di legittimità, rappresentano un eccessivo e macroscopico vantaggio per i privati che a fronte di somme e/o cessione di terreno si vedono sanare delle opere abusive per le quali non è attivabile la procedura ex articolo 36 del Dpr 380/2001 in assenza dei requisiti di legge di doppia conformità agli strumenti urbanistici».
Ora gli indagati hanno venti giorni di tempo a disposizione per chiedere di essere interrogati o produrre memorie difensive. Esaurita questa fase procedurale, il Pm procederà alle eventuali richieste di rinvio a giudizio. Sono impegnati nella difesa, tra gli altri, gli avvocati Roberto Prozzo, Luigi Giuliano junior, Sergio Rando, Grazia Luongo, Angelo Leone, Federico Paolucci, Umberto Del Basso De Caro, Mario Verrusio, Giuseppe Iannelli, Gerardo Martino.

TUTTI I NOMI DEGLI INDAGATI
Maria Apicella, 48 anni, di Benevento Carmine Bibbò, 63 anni, di Benevento (titolare della Bibbò e Tarantino) Antonio Franco Bardi, 66 anni di Benevento Ferdinando Caiazza, 59 anni, di Cesa (Ce) (amministratore unico della Effevi Costruzioni) Carmine Calzone, 50 anni, di Benevento (architetto – progettista) Alessandra Cangiano, 54 anni di Benevento Antonella Cangiano, 59 anni, di Benevento Francesco CANGIANO, 61 anni, di Benevento Giuseppe Cantone, 48 anni, di Benevento (architetto) Carmine Capitanio, 53 anni, di Benevento Daniela Cappuccio, 60 anni, di Benevento (committente e richiedente la Ce) Francesco Cassano, 61 anni di Mirabella E. (architetto – diirigente pro tempore settore urb.) Mario Carmine CIAMPI, 80 anni, di Benevento Vincenzo Cilento, 70 anni, di Benevento (amministratore unico della Sociff) Domenico Coluccio, 37 anni, di Benevento Giuseppe Cutillo, 55 anni, di Torrecuso Sabino D’Alessio, 37 anni, di Benevento Emilio D’Alessio, 50 anni, di Benevento (progettista) Aldo Damiano, 48 anni, di Benevento (assessore del settore urbanistica pro tempore) Teresa De Cristofaro, 45 anni, di Grumo Nevano (amministratore unico della Eureka costruzioni) Settimia De Curtis, 48 anni, di Morcone (leg. rapp. della Futura 2000) Antonio De Gennaro, 55 anni, di Benevento (ingegnere – ex coord. settore urbanistica) Carmine DE GENNARO, 57 anni, di Benevento Pellegrino De Gennaro, 54 anni, di Benevento Mario De Lorenzo, 63 anni, di Benevento (architetto – dirig. pro tempore sett. urbanistica) Genesio De Luca, 52 anni, di Benevento Paolo De Michele, 35 anni, di Benevento Luigi De Stasio, 54 anni, di Benevento Ugo Del Sorbo, 48 anni, di Benevento (progettista) Raffaele Delcogliano, 56 anni, di Benevento (ingegnere – direttore dei lavori) Adalberto Di Nardi, 30 anni, di S. Maria a Vico (ammministratore unico della Dg Di Nardi G.) Silvio Ferrara, 72 anni, di Benevento (dirigente pro tempore settore urbanistica) Luigi Fico, 35 anni, di Afragola (della Fico Costruzioni) Marcella Furno, 44 anni, di Benevento Giulio Gammarota, 44 anni, di Benevento Raffaele Gavarro, 48 anni, di Marcianise (amministratore unico della Cogeca) Maria Iandolo, 48 anni, di Benevento Umberto Iannelli, 34 anni, di Benevento Giuseppe Iannotta, 33 anni, di Solopaca (amministratore Delta Costruzioni) Giovanna Intorcia, 68 anni, di Benevento Giuseppe Lamparelli, 60 anni, di Benevento (dirigente delegato) Luigi Lanzano, 52 anni, di Afragola (amministratore della Legi costruzioni) Mariassunta Leone, 58 anni, di Benevento Angelantonio Leone, 64 anni, di Benevento (progettista e direttore lavori) Corrado Leone, 56 anni, di Benevento Fedele Leone, 62 anni, di Benevento Michelangelo Lombardi, 63 anni, di Foglianise (amministratore della Lombardi costruzioni) Battista Macor, 66 anni, di Napoli (direttore dei lavori) Elvira Maio, 70 anni, di Benevento Gianfranco Maio, 42 anni, di Benevento Gennaro Martini, 50 anni, di Benevento (progettista) Loredana Martini, 46 anni, di Benevento Massimiliano Martini, 38 anni, di Benevento Maurizio Martini, 48 anni, di Benevento (progettista) Salvatore Massaro, 44 anni, di Benevento (già amm. unico Immobiliare Acqua) Roberto Matarazzo, 56 anni, di Benevento (architetto – tec. istruttore – res. procedimenti) Angelo Miceli, 37 anni, di Benevento (assessore urbanistica pro tempore) Raffaele Minocchia, 61 anni, di Benevento (liquiduidatore coop. Fratelli Tedesco) Giovanni Mirabella, 57 anni, di Benevento (geometra, responsabile procedimento) Giandonato Moffa, 55 anni, di Colle Sannita (ingengnere e direttore dei lavori) Pasquale Nardone, 51 anni, di S. Giorgio del S. (Impresa esecutrice dei lavori) Claudia Nicchiniello, 45 anni, di Benevento Cosimo Nicchiniello, 62 anni, di Benevento (ingegnere, direttore dei lavori) Maria Domenica Nicchiniello, 60 anni, di Benevento Giuliano Ocone, 45 anni, di Benevento (direttore dei lavori) Linda Ocone, 43 anni, di Benevento (amm. unico Ocone Costruzioni) Pasquale Palmieri, 55 anni, di Benevento (architetto, dirigente delegato) Angela PANELLA, 42 anni, di Benevento Caterina Panella, 50 anni, di Benevento Vincenzo Parente, 60 anni, di Apollosa (liquidatore della Edilcostruzioni) Valerio Parrella, 36 anni, di San Leucio del S. (geometra, progettista) Carmelina Pennino, 47 anni, di Benevento (amministratore unico Pennino Costruzioni) Fausto Pepe, 50 anni, di Benevento (sindaco) Gianfranco PEPE, 48 anni, di Benevento Maurizio Pepe, 43 anni, di Benevento (geometra progettista) Antonio Petito, 66 anni, di Benevento Mauro Pinto, 38 anni, di Benevento (ingegnere progettista – direttore dei lavori) Barbara Pisani, 36 anni, di Benevento Alessandro Pisano, 48 anni, di Benevento (amministratore Le Palme Costruzioni) Gerarda Polcino, 58 anni, di Benevento Giovanni Polcino, 40 anni, di Benevento Giuseppe Polcino, 67 anni, di Benevento Monica Polcino, 36 anni, di Benevento Michele Porfido, 47 anni, di Benevento (amministratore Le Palme Costruzioni) Vincenzo Ranauro, 55 anni, di Benevento (architetto – direttore dei lavori) Giuseppe Ricciardi, 65 anni, di Benevento (direttore dei lavori) Carmelo Riccio, 37 anni, di Montesarchio (titolare Arsnc, impresa di costruzione) Gabriele Rillo, 43 anni, di Ponte (legale rapp. della Rillo Costruzioni) Gerardo Russo, 68 anni, di Benevento Rita Russo, 62 anni, di Benevento Vito Russo, 33 anni, di Benevento Giacomo Santarcangelo, 51 anni, di Benevento (progettista) Vincenzo Schiavone, 61 anni, di Casal di Principe (leg. rappresentante della Vata Costruzioni) Claudio Simeone, 33 anni, di Benevento Pasquale Simeone, 60 anni, di Benevento Fiore Tarantino, 67 anni, di Benevento (tit. della Bibbò e Tarantino) Anna Testa, 47 anni, di Bennevento Antonio Varricchio, 41 anni, di Benevento (impresa esecutrice dei lavori) Massimiliano Tornusciolo, 46 anni, Benevento (progettista e direttore dei lavori) Marcello Massimo Travaglio, 48 anni, di Muro L. (geometra e direttore dei lavori) Bernardino Tretola, 48 anni, di Benevento (geom. – tec. istruttore e resp. procedimenti) Giuliano Tretola, 47 anni, di Benevento (impresa esecutrice dei lavori) Giuseppe Tretola, 58 anni, di Benevento (direttore dei lavori) Carmela Ucci, 66 anni, di Benevento Penelope Valletta, 43 anni, di Morcone Cosimo Varricchio, 51 anni, di Benevento (direttore dei lavori) Antonio Viola, 42 anni, di Benevento (amm. unico della Viola Costruzioni) Vincenzo Zagarese, 58 anni, di Benevento (ingegnere – direttore dei lavori) Rossano Zampino, 40 anni, di Muro Lucano (direttore dei lavori) Salvatore Zotti, 65 anni di Bevenento (ingegnere, dirigente pro tempore urbanistica)

Questi gli articoli di Ottopagine pubblicati sulle edizioni del 6 e del 23 maggio 
6 maggio 2013 LE CONCLUSIONI DEL PM CLEMENTE: “SUB-AREE, GLI ACCORDI SONO UN VANTAGGIO PER I PRIVATI «Gli accordi così sottoscritti, oltre ad essere privi dei principi di legittimità, rappresentano un eccessivo e macroscopico vantaggio per i privati che a fronte di somme e/o cessione di terreno si vedono sanare delle opere abusive per le quali non è attivabile la procedura ex articolo 36 del Dpr 380/2001 in assenza dei requisiti di legge di dopia conformità agli strumenti urbanistici». Ne è convinto l’ingegnere Antonio Ciarleglio, al quale il sostituto procuratore Antonio Clemente ha affidato l’incarico di una consulenza, depositata nei giorni scorsi e a disposizione delle parti, disposta nell’ambito dell’inchiesta sulle sub-aree. E’ il caso che riguarda 33 concessioni edilizie rilasciate a partire dal 2000 e circa 300 unità immobiliari in diverse zone della città. Una vicenda al centro di un’indagine partita nel 2009, nella quale sono stati chiamati in causa dipendenti comunali e titolari delle concessioni, difesi, tra gli altri, dagli avvocati Roberto Prozzo, Luigi Giuliano Junior, Andrea De Longis junior, Mario Verrusio, Giuseppe Iannelli e Federico Paolucci. Nella sua consulenza Ciarleglio ripercorre le varie tappe della procedura amministrativa, a cominciare dallo stop agli interventi edilizi che nel giugno del 2008, dopo una relazione dell’ufficio di Vigilanza edilizia di Palazzo Mosti, era stato deciso dall’allora dirigente del settore, Nazzareno Lanni. Un atto al quale era seguita, il 21 luglio dello stesso anno, una delibera di indirizzi del Consiglio comunale che consentiva la ripresa dei lavori a patto che venissero sanate le irregolarità riscontrate, in primis la mancata realizzazione di opere di urbanizzazione che i privati avrebbero dovuto cedere gratuitamente al Comune. «Una delibera – scrive Ciarleglio – che sembra gettare le basi di una sanatoria generalizzata per tutti i permessi di costruire rilasciati illegittimamente nelle sub-aree». Ma, prima ancora che le singole situazioni venissero ‘sanate’, in molte sub-aree erano ripresi i lavori, come attestato da verifiche della Vigilanza, e ciò aveva determinato il nuovo blocco totale dei cantieri, ordinato nel 2009 dal dirigente del settore, Silvio Ferrara. Una situazione complicata, per la cui soluzione Ferrara aveva indicato, in un documento inviato al sindaco Fausto Pepe e all’assessore all’Urbanistica, Angelo Miceli, la strada degli accordi sostitutivi previsti dall’articolo 11 della Legge 241/90. E’ «il procedimento più idoneo per il perseguimento del delineato interesse pubblico, consentendo, un tale accordo procedimentale, di acclarare come illegittima l’attività edilizia assentita, evitando i rischi del ricorso alla giustizia amministrativa, e di definire il contenzioso con la rimozione dei vizi delle procedure amministrative, con l’assicurare ove possibile il disegno omogeneo delle singole sub-aree, con il recupero ove possibile delle aree a uso pubblico e ove non possibile con la monetizzazione deliberata e per le volumetrie eccedenti non demolibili con l’applicazione della sanzione pecuniaria di cui all’articolo 38 del Testo Unico 380/2001, con gli effetti di cui all’ultimo comma dello stesso articolo. Qualora qualcuno non volesse accedere a quanto delineato ñ conclude il dirigente ñ tutta la questione o i singoli casi dovranno essere riesaminati alla luce di tale novità e risolti con criteri diversi dalle direttive dettate nell’atto consiliare 51/2008». 

23 maggio 2013   

Sembra essere ormai in dirittura d’arrivo l’inchiesta che il sostituto procuratore Antonio Clemente e la Digos stanno conducendo sulle sub-aree: 33 concessioni edilizie rilasciate a partire dal 2000 e circa 300 unità immobiliari in diverse zone di Benevento. Materia urbanistica, dunque, al centro di un’indagine che, avviata nel 2009 a carico di dipendenti comunali e titolari delle concessioni, è stata scandita alcune settimane fa – come anticipato da Ottopagine – dal deposito della consulenza che il magistrato inquirente ha affidato all’ingegnere Antonio Ciarleglio. Attenzione puntata sugli accordi sostitutivi decisi dal Comune, che, secondo Ciarleglio, «così sottoscritti, oltre ad essere privi dei principi di legittimità, rappresentano un eccessivo e macroscopico vantaggio per i privati che a fronte di somme e/o cessione di terreno si vedono sanare delle opere abusive per le quali non è attivabile la procedura ex articolo 36 del Dpr 380/2001 in assenza dei requisiti di legge di doppia conformità agli strumenti urbanistici». Conclusioni alle quali il consulente arriva dopo aver ripercorso le varie tappe della vicenda. La prima risale al giugno del 2008, quando l’allora dirigente del settore, Nazzareno Lanni, aveva bloccato gli interventi edilizi dopo una relazione dell’ufficio di Vigilanza edilizia di Palazzo Mosti. ,Allo stop era seguita, il 21 luglio dello stesso anno, una delibera di indirizzi del Consiglio comunale che consentiva la ripresa dei lavori a patto che venissero sanate le irregolarità riscontrate, in primis la mancata realizzazione di opere di urbanizzazione che i privati avrebbero dovuto cedere gratuitamente al Comune. Una delibera che, a parere di Ciarleglio, «sembra gettare le basi di una sanatoria generalizzata per tutti i permessi di costruire rilasciati illegittimamente nelle sub-aree». Prima ancora che le singole situazioni venissero ‘sanate’, in molte sub-aree erano però ripresi i lavori, come attestato da verifiche della Vigilanza, e ciò aveva determinato il nuovo blocco totale dei cantieri, ordinato nel 2009 dal dirigente del settore, Silvio Ferrara, che in un documento inviato al sindaco Fausto Pepe e all’assessore all’Urbanistica, Angelo Miceli, aveva indicato come soluzione la strada degli accordi sostitutivi previsti dall’articolo 11 della Legge 241/90. E’ «il procedimento più idoneo per il perseguimento del delineato interesse pubblico – aveva scritto -, consentendo, un tale accordo procedimentale, di acclarare come illegittima l’attività edilizia assentita, evitando i rischi del ricorso alla giustizia amministrativa, e di definire il contenzioso con la rimozione dei vizi delle procedure amministrative, con l’assicurare ove possibile il disegno omogeneo delle singole sub-aree, con il recupero ove possibile delle aree a uso pubblico e ove non possibile con la monetizzazione deliberata e per le volumetrie eccedenti non demolibili con l’applicazione della sanzione pecuniaria di cui all’articolo 38 del Testo Unico 380/2001, con gli effetti di cui all’ultimo comma dello stesso articolo. Qualora qualcuno non volesse accedere a quanto delineato - conclude il dirigente - tutta la questione o i singoli casi dovranno essere riesaminati alla luce di tale novità e risolti con criteri diversi dalle direttive dettate nell’atto consiliare 51/2008». 

Siamo a marzo del 2014, il dott. Clemente si è intanto trasferito a Roma, 
CHE FINE HA FATTO L'INCHIESTA ?

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