giovedì 3 aprile 2014

Questo è un processo di pace in Palestina ? Il silenzio ci rende complici.

Il nostro silenzio ci rende complici... cominciamo nel nostro piccolo ad aderire alle campagne di boicottaggio contro Israele!



Da quando i negoziati di "pace" sono ripresi nel luglio 2013, gli israeliani hanno ucciso 59 palestinesi e ne hanno ferito centinaia, compresi alcuni giocatori della nazionale palestinese deliberatamente gambizzati per impedire loro di giocare. Jawhar Nasser, di 19 anni, e Adam Abd al-Raouf Halabiya di 17 anni, giocatori della nazionale palestinese, tornavano, come tutti i ragazzi che a quella età vogliono dare due calci ad un pallone, da un allenamento. 
Militari israeliani, senza motivo apparente, hanno sparato alle gambe di questi due giovani ragazzi. Per loro la carriera è finita e, cosa ancora più grave, probabilmente non potranno più camminare. Come loro, solo dall'inizio del cosiddetto processo di pace, sono centinaia i palestinesi (spesso ragazzini), tragicamente uccisi e feriti.
Se questo è un processo di pace. Centinaia di case palestinesi sono state abbattute e migliaia di nuove "colonie", contrarie alla legge internazionale, sono state autorizzate nei territori occupati militarmente da Israele. 
Provate ad immaginare cosa sarebbe successo se i killer fossero stati i palestinesi e se a morire, sotto i colpi di arma da fuoco, fossero stati dei civili israeliani. 
Provate, per un attimo, ad immaginare cosa direbbero i media occidentali se fossero i palestinesi a puntare i fucili sui bambini innocenti. Provate, se potete, ad immaginare cosa succederebbe se i palestinesi buttassero giù centinaia di case di comuni cittadini israeliani. 
Provate, anche solo per un attimo, ad immaginare cosa succederebbe se ad essere gambizzati fossero stati i giocatori della nazionale israeliana. Se questo è un processo di pace.
Questo, ahimè, è quello che quotidianamente succede in Palestina. Questi, ahimé, sono fatti e se non capiamo lo stato di terrore nel quale vivono milioni di palestinesi, non possiamo neanche minimamente capire cosa sta succedendo in Medio Oriente.
Lungi da me, ovviamente, l'affermare che da una parte ci sono i buoni e dall'altra i cattivi. Non propongo una visione dicotomica della questione palestinese, perché la realtà è decisamente più complessa
Ma rigetto anche la manichea divisione dei media occidentali, intenti a proporci la solita semplificazione: da una parte Israele, considerata l'unica democrazia del Medio Oriente, e dall'altra i palestinesi considerati tutti terroristi. Credo che la realtà sia molto più complicata e i dati che ho citato sono lì a dimostrarlo.
Da quando il processo di pace è ripreso neanche un israeliano è stato ucciso, nessun bambino israeliano vive con il fucile puntato addosso o marcisce in una prigione palestinese. 
Nessun giocatore della nazionale israeliana è stato gambizzato e milioni di israeliani non sono costretti a passare dai check point militari delle forze di occupazione palestinese. A nessun israeliano è proibito vivere nella propria terra, mentre milioni di persone continuano a vivere in una prigione a cielo aperto, costrette ogni giorno ad umilianti e pericolose file di ore nei check point militari palestinese.
Ogni giorno i bambini palestinesi (nulla, ma proprio nulla può giustificare questa cosa) vivono terrorizzati e si vedono fucili puntati addosso. 
Altri non ce la fanno a scappare e vengono uccisi, come Yousef al-Shawamrah, di appena 14 anni ucciso lo scorso 24 Marzo. Centinaia di bambini palestinesi sono ancora oggi detenuti in prigioni israeliane. Ragazzini come Mahmoud Sarsak, calciatore della nazionale Palestinese, ingiustamente incarcerato senza processo e uscito in seguito ad uno sciopero della fame che ha irreversibilmente danneggiato i suoi organi.
Secondo le stime fornite da Defence for Children International (DCItra i 500 e i 700 bambini palestinesi vengono ogni anno arrestati da Israele e messi in isolamento per giorni e spesso intere settimane. Tristemente famosa è la Cell 36, all'interno della prigione di Al Jalame nel nord di Israele.Bambini rinchiusi in celle due metri per tre, in completo isolamento e al buio. Niente può giustificare questo crimine.
La Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia (United Nations Committee on the Rights of the Child) ha sottilineato più volte, negli ultimi tre anni, la sua preoccupazione per le torture subite dai bambini palestinesi.
Spesso, sempre secondo il rapporto dell'ONU, i bambini palestinesi vengono sequestrati dai militari israeliani e usati come scudi umani in operazioni militari dentro i territori militarmente occupati. Se questo è un processo di pace.
Amnesty International nel suo ultimo rapporto dal titolo "Trigger Happy: l'uso sproporzionato della forza da parte di Israele in Cisgiordania", pubblicato il 27 Febbraio 2014, ha messo in luce come Israele mostri un "cinico disprezzo" per la vita umana "uccidendo decine di civili palestinesi, bambini compresi, negli ultimi tre anni in Cisgiordania".
Secondo Amnesty International "il crescente spargimento di sangue e delle violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, a seguito di un utilizzo da parte dell'esercito israeliano (dal gennaio 2011) di forza inutile, arbitraria e brutale contro i palestinesi". Questi crimini, sempre secondo Amnesty International, possono essere catalogati come "crimini di guerra".
Se questo è un processo di pace.
(31 marzo 2014)
Massimo Ragnedda

Israele a Gaza. Dignità dei cronisti cercasiOccupazione militare, bombardamenti quotidiani, arresti e uccisioni di bambini. Il bollettino è sempre drammatico, ma i cronisti ormai tacciono. A quando un sussulto?

Leggiamo e guardiamo i media di oggi 7 aprile e scopriamo che la notizia è che Israele ha bombardato la Striscia di Gaza per rispondere al lancio di razzi, colpendo "siti del terrore". Non si riportano feriti, ripetono ancora i media di oggi.
Dunque, è bene sapere che, nella notte tra il 3 e il 4, Israele ha portato a segno 15 attacchi, su tutta la Striscia, colpendo non solo "siti del terrore". I feriti sono stati 2 (clicca QUI).
Uno dei dei due è un bambino di 1 anno (vedi QUI). Sarà stato lui a lanciare un razzo?
La notizia non è che Israele bombardi per rispondere ai razzi, visto che lo fa da 10 anni. 
La notizia è che Israele tiene la Striscia di Gaza sotto stretto assedio, con la complicità, anche silente, dei Governi dei Paesi occidentali e dell'Egitto che ha chiuso l'unico Valico che permetteva ai Palestinesi di uscire da quel lager e distrutto quasi tutti i tunnel che consentivano di far entrare merci per la sopravvivenza.
Secondo i nostri media, cosa dovrebbe fare un Palestinese che si trova sotto assedioE come mai si parla, sempre e soltanto, dei razzi lanciati dalla Striscia e mai, mai delle forme nonviolente di protesta, che vengono ferocemente represse dalle Forze israeliane? Gli ultimi 17 feriti si sono avuti, venerdi, davanti alla prigione di Ofer, dove i Palestinesi manifestano per chiedere che Israele liberi il quarto gruppo di prigionieri politici pre Oslo, nel rispetto degli accordi presi. Uno dei feriti è Mohammad Yassin, un fotogiornalistaE' un COLLEGA dei giornalisti nostrani ma non ha le loro stesse tutele. E' stato ferito al volto e allo stomaco da proiettili veri (vedi QUI).
La notizia arrivata, oggi, è che, stamattina, i soldati israeliani hanno attaccato la scuola per bambine, a Salfit, lanciando lacrimogeni (QUI)
La notizia è che, dal 2000, Israele ha ucciso oltre 1.500 bambini e ne ha arrestati oltre 10.000 (reteitalianaism.it)
Noi chiediamo ai giornalisti un risveglio di coscienza, un sussulto di dignità
E una domanda: perché, quando si tratta di Israele, hanno tutti così paura di raccontare la verità?

Alla Presidente RAI
Al Consiglio d'Amministrazione RAI
c.c. AGICOM
c.c. USIGRAI
c.c. Commissione Paramentare di Vigilanza
Da circa un anno, abbiamo preso contatto con i vertici RAI, con l'AGICOM e con la Commissione Parlamentare di Vigilanza per portare alla loro attenzione la grave carenza informativa dell'Ente pubblico su quanto accade, quotidianamente, in Palestina, nonché di approfondimento dei vari aspetti della cosiddetta "questione palestinese".
Durante un incontro con i Consiglieri Colombo e Tobagi e attraveso uno scambio di e-mail con la Presidente RAI e con l'AGICOM, abbiamo avuto assicurazioni che il tema è considerato di grande importanza e all'attenzione dell'Ente, insieme a un elenco di servizi andati in onda nei TG, nei GR e nelle varie rubriche.
Quello che noi non ravvisiamo nell'informazione RAI sulla Palestina è la completezza dei fatti e il pluralismo di voci.
A parte qualche giornalista più sensibile, che pure incontra difficoltà a mandare in onda certi servizi, l'informazione offerta dalla RAI è troppo sbilanciata sulle posizioni del Governo israeliano, oltre che sporadica, rispetto all'incalzare degli eventi.
L'ONU ha approvato, a grande maggioranza, una risoluzione che dichiara il 2014 "Anno di solidarietà con il Popolo palestinese". Il testo incarica il Comitato per l'esercizio dei diritti inalienabili della Palestina di realizzare, quest'anno, una serie di attività, al fine di garantire la solidarietà con quel Popolo, in coordinamento con i Governi e con le organizzazioni sociali.
Noi chiediamo alla RAI di cogliere questa occasione, onorando questo evento così come fa con tutti gli altri simili, per colmare il vuoto, dedicando uno spazio informativo settimanale, nei radio e telegiornali e nelle rubriche idonee, all'approfondimento sia storico sia attuale della condizione a cui sono costretti i Palestinesi, a causa di un'occupazione illegale (dichiarata tale da tutti gli organismi internazionali, compreso l'ONU).
Per realizzare i servizi si possono utilizzare il documento di Amnesty International del 27 febbraio 2014 http://www.amnesty.org/en/library/info/MDE15/002/2014/en, i rapporti di Richard Falk, United Nations Special Rapporteur, sulla situazione dei Diritti Umani nei Territori Occupati dal 1967 e la documentazione sull'acqua e sulla condizione dei detenuti, raccolta da Rete Romana di Solidarietà con i Palestinesi.
Segnaliamo, di seguito, alcuni temi che vorremmo venissero trattati, oltre a suggerire l'acquisto e la messa in onda del film "Omar" di Hany Abu-Assad e il documentario "Five Broken Cameras" di Emad Burnat e Guy Davidi. Entrambe le opere sono state candidate agli Oscar.
Come ha dichiarato Phil Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International: "Occorre inviare alle forze armate e alla polizia israeliane un messaggio forte: gli abusi non rimarranno impuniti." e "Senza la pressione della comunità internazionale, la situazione non è destinata a cambiare, in tempi brevi.".
Una missione adatta alla RAI, Ente pubblico.
- I detenuti palestinesi: le condizioni di vita nelle carceri israeliane, lo sciopero della fame. La Detenzione Amministrativa: uno strumento che consente di incarcerare i Palestinesi, senza fornire prove e senza avviare un processo. Per la liberazione di molti prigionieri si mobilitano anche personalità mondiali. L'ultimo caso è quello di Marwan Barghuthi
- le manifestazioni pacifiche che i Palestinesi organizzano, ogni venerdi, in tutti i villaggi, e che vengono duramente represse. I Comitati popolari
- il muro e la parcellizzazione della Palestina. Anche i villaggi vengono divisi in due.
- i coloni israeliani: loro funzione reale e la violenza delle loro azioni
- la giudeizzazione di Gerusalemme
- Striscia di Gaza: un lager a cielo aperto, chiusa com'è da terra e da mare. I pescatori vengono presi di mira dalla Marina israeliana, i contadini dall'Esercito, oltre ai continui raid aerei che fanno morte e distruzione. Con la chiusura del Valico di Rafah e la distruzione dei tunnel, da parte del nuovo Governo egiziano, mancano cibo, medicinali, gas, materiale da costruzione e nessuno può più entrare o uscire, salvo casi rari. Israele ripete, di continuo, la minaccia di una rioccupazione della Striscia
- il furto di risorse naturali palestinesi (gas, petrolio, acqua) da parte di Israele
- l'opposizione degli Israeliani all'occupazione: gli studenti che dicono no al servizio militare
- BDS: il bocottaggio economico, culturale e accademico come strumento di lotta
- antisemitismo e antisionismo: differenze
- la Cultura palestinese e le tante iniziative che si organizzano, in Italia e nel mondo
- fare informazione, in Palestina: il ruolo di giornalisti, fotografi e operatori e i rischi che corrono per documentare gli avvenimenti, senza tutele di organismi del settore
- le missioni internazionali per rompere l'assedio sulla Striscia di Gaza e porre termine all'occupazione illegale israeliana: il caso Mavi Marmara



Marisa Conte

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