Dal giornale Vegamente
Salve Rosanna puoi spiegare ai lettori di Vegamente.com cosa è la capitozzatura degli alberi? Come mai questa pratica è sconsigliata?
La capitozzatura è la più dannosa tecnica di potatura degli alberi,
eppure, nonostante più di 30 anni di letteratura e di seminari per
spiegare i suoi effetti nocivi, essa rimane una pratica comune, ma non è
un metodo adeguato di riduzione dell’altezza ed in generale delle
dimensioni della chioma e non riduce il pericolo né di ribaltamento né
di cedimenti. In realtà, essa renderà l’albero più pericoloso nel lungo
termine. Difatti, è una pratica che indebolisce gli alberi.
La capitozzatura può rimuovere fino al 100% delle foglie dell’albero. Le
foglie sono gli organi concui l’albero produce il proprio nutrimento;
rimuovendole con la capitozzatura l’albero rimane senza l’energia
necessaria ad alimentare tutte le sue parti. La perdita di così tante
foglie attiva un meccanismo di sopravvivenza che consiste nella
produzione di rami di lunghezza maggiore ma più esili (come avete potuto
vedere!), così che l’albero possa recuperare, il più velocemente
possibile, il suo volume fogliare. Questi rami hanno origine dalle gemme
latenti che l’albero produce lungo il fusto e le branche e dalle gemme
avventizie che si formano a livello dei grossi tagli. Tale meccanismo di
sopravvivenza richiede però un grande impiego di energia che l’albero
preleva dalle sue riserve. Se l’albero non possiede una riserva di
energia sufficiente, il rischio che muoia o che si ammali è molto alto.
Un albero capitozzato è più vulnerabile agli insetti e alle malattie.
Alcuni insetti sono effettivamente attratti dalle sostanze chimiche
rilasciate dai tessuti interni esposti come vere e proprie ferite. I
tagli della capitozzatura consentono un facile accesso alle parti
interne dell’albero ai funghi agenti di carie del legno (alburno e
durame) causandone il degradamento, provocando cavità erendendo meno
robusta la struttura. L’asportazione di una così grande quantità di
foglie produce poi una grande quantità di radici morenti che minano
l’ancoraggio dell’albero e causano una perdita di apporto di sali ed
acqua.
A tal proposito avete visto i tigli caduti al suolo su via dei
Sanniti? C’è un interessante servizio di Gazzetta di Benevento,
leggetelo! Quello che è certo è che un albero capitozzato ha
un’aspettativa di vita molto inferiore rispetto ad un albero potato
correttamente.
La capitozzatura è una pratica criminale molto pericolosa: i rami
generati a seguito di un taglio di capitozzatura sono inseriti
superficialmente al ramo. Questi rami hanno un’inserzione debole e
possono facilmente spezzarsi.
La naturale ramificazione di un albero è una meraviglia biologica. La
capitozzatura distrugge irrimediabilmente la forma naturale di un albero
lasciando, al posto di ramificazioni proporzionate e armoniose,
orribili monconi. Senza foglie (fino a 6 mesi l’anno in climi
temperati), un albero capitozzato appare sfigurato e mutilato; nel
periodo vegetativo è una palla di fogliame, densa e senza grazia. Esso
non potrà mai più tornare alla sua forma naturale. La potatura degli
alberi è un intervento difficile e pericoloso e deve essere eseguita da
un arboricoltore professionista. Solo un arboricoltore è in grado di
determinare il tipo di potatura necessaria per migliorare la salute,
l’aspetto e la sicurezza dei tuoi alberi. Sicuramente, un arboricoltore
non consiglierà mai di fare, né farà una capitozzatura!
Quando un albero deve essere ridotto in altezza o diventa troppo
ingombrante è possibile ridurne la chioma senza distruggerne l’armonia
e, soprattutto, senza grossi tagli. Se un ramo deve essere accorciato,
lo si può fare rimuovendolo a partire dall’inserzione con un ramo
secondario (taglio di ritorno). In questo modo l’albero è in grado
dirimarginare la ferita del taglio in un lasso di tempo accettabile. Le
regole da rispettare sono: il diametro del ramo laterale non deve essere
inferiore ad un terzo del diametro del ramo asportato; non dovrebbero
essere rimossi rami con diametri maggiori di 7-10 cm; non dovrebbe
essere rimosso più del 30% delle foglie.
Cosa è successo a San Giorgio del Sannio?
A San Giorgio è stato causato con una leggerezza che fa rabbia, lo scempio ambientale di ben duecento alberi di tiglio.
Abbiamo visto di punto in bianco aggredire con squallide motoseghe la chioma dei
tigli storici di tre alberate: viale Spinelli, via Roma, via dei Sanniti
e gli alberi, unico patrimonio arboreo di un paese cementificato,
sterile e inquinato, ridotti ad appendiabiti di un film horror.
Di tutto questo abbiamo informato il magistrato Cantone e l’Anac, poichè
oltre allo scempio ambientale abbiamo dovuto assistere alla violazione
della legge sulla trasparenza e la corruzione.
Perchè hai deciso di intraprendere questa battaglia ambientalista?
Impossibile per noi non intraprendere questa battaglia ambientalista:
UNA SCELTA DI SEGNO OPPOSTO AVREBBE SIGNIFATO CONNIVENZA e sostanziale
omertà e acquiescenza.
Chi difende gli alberi, creature maestose ed indifese, dai vili attacchi
degli amministratori, che non hanno un briciolo di sensibilità
ambientale ed un minimo di cognizioni specialistiche in materia? E’ come
affidare un essere umano ad un macellaio per un delicato intervento
chirurgico.
La gente, e qui sta la nostra soddisfazione come comitato civico, anche
se non si è incatenata agli alberi per impedire l’aggressione ai tigli,
ha capito la complessità della questione, la pochezza
dell’amministrazione ed ha fatto a gara per presentare istanze di
accesso civico!
L’occultamento della verità è sempre sintomatico di malaffare, in
piccole o immani proporzioni. Certo, ci fa specie che la magistratura
locale e il Corpo Forestale dello Stato non abbiano ravvisato anomalie
nel modus agendi del Comune.
Ciò demoralizza ma al tempo stesso corrobora il senso di giustizia e di legalità che connota ogni nostra iniziativa.
Di cosa si occupa il tuo comitato?
Il nostro comitato è nato all’indomani del maxi incendio del
capannone Barletta e nasce come osservatorio sulla malagiustizia
beneventana.
Stiamo poi cercando di rassicurare quanti a fronte di una tassazione
esagerata lamentano il deficit di capacità contributiva, ponendo loro di
fronte il dettato inequivoco della nostra carta costituzionale:
pertanto qui i cittadini devono fare ciò che altrove fanno primi
cittadini responsabili, reagendo ai diktat iniqui del governo centrale e
della troika.
Anche per quanto concerne l’interruzione sistematica del pubblico
servizio idrico la nostra posizione è inequivoca e consiste nel far
valere il potere contrattuale degli utenti lasciati a secco, sospendendo
per inadempimento del contratto sinallagmatico il pagamento delle
bollette!
Per quanto concerne, invece, la nostra battaglia ambientalista sulla
tutela dei tigli, forti dell’appoggio e del sostegno di Associazioni
nazionali prestigiose come il Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio e la Società Italiana di Arboricoltura,
abbiamo deciso di andare sino in fondo nella tutela del nostro
patrimonio arboreo, mutilato da scelte aberranti dell’amministrazione in
carica.
Per questo, ci siamo costituiti in Comitato civico di rimboschimento “Il Popolo degli Alberi e dei Giardini” ed abbiamo deciso di avviare una causa per danno biologico per i duecento tigli sfregiati e lesi.
Dopo questa nostra causa per danno biologico, avremo di sicuro fissato
un punto fermo in tutta Italia nella tutela del patrimonio verde e degli
alberi!
Sarà un modo comunque, di testare la sensibilità ambientale del
Tribunale di Benevento…e non è impresa da poco. Pertanto confido nei
preziosi suggerimenti e nella partecipazione dei cittadini.
Per concludere questa intervista, vorrei solo aggiungere che noi del
Comitato possiamo anche sbagliare, ovviamente, ma sono numerosi i
segnali che indicano una lettura della nostra attività, attenta,
critica, a volte appassionata e poco orientata alla classica funzione
consensuale.
Ne siamo felici perchè cerchiamo (e proviamo ad offrire) domande ricche
di senso non consensi. La sola ipotesi di poter esser visti come
“rassicuranti”, ci suscita orticaria, come quella di formare coscienze e
identità.
Ci piacerebbe invece, semplicemente, mettere in comune qualche riflessione e un gran numero di attività ribelli.
Di cui nel nostro paesotto degradato e degradante, c’è un gran bisogno!
Fondatrice e coordinatrice: Rosanna Carpentieri "Non esiste libertà senza verità. Chi è a conoscenza di una menzogna e non fa nulla per rivelarla, diventa complice della menzogna stessa. Non possiamo più restare a guardare !" (R.Carpentieri) Per una San Giorgio LIBERA dalla criptomafia:del camaleontico padrino politico, dal mercante negriero, della cupola mafioclientelare...
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