domenica 7 dicembre 2014

Stop oneri di urbanizzazione per le spese correnti dei Comuni

“Un gravissimo errore continuare su una strada sbagliata come quella di consentire ai comuni di usare gli oneri di urbanizzazione per le spese correnti: il Parlamento corregga immediatamente questa posizione approvando la legge sul consumo del suolo che vieta ai comuni questa soluzione”.

Così l’ex ministro alle Politiche agricole, padre del primo ddl contro il consumo del suolo, Mario Catania, commenta l’approvazione alla chetichella dell’emendamento Marchi (Pd) alla legge di Stabilità (38.2), che proroga, anche per il 2015, la possibilità per i comuni di usare gli oneri di urbanizzazione per coprire la spesa corrente.

“Con tale meccanismo – prosegue il deputato  – oltre ad incentivare nuova cementificazione, esponendo il Paese ad un maggior rischio idrogeologico, si permette ai comuni di fare cassa sottraendo risorse preziose alla comunità per la realizzazione di opere di costruzione. Gli oneri in questione devono essere utilizzati per ciò per cui sono stati incassati”.

Alla denuncia, si uniscono pubblicamente a una sola voce anche le maggiori associazioni ambientaliste: FAI, Lipu BirdLife – Italia, Legambiente, il forum Salviamo il Paesaggio e il Touring Club Italia che esprimono grande preoccupazione per le gravi ricadute negative e i danni che tale normativa arrecata direttamente ed indirettamente ad ambiente e paesaggio.

Cosa sono gli oneri di urbanizzazione

Gli oneri di urbanizzazione sono un contributo che i costruttori devono corrispondere al Comune a titolo di partecipazione alle spese che l’ente affronta per fornire servizi alla collettività. 
Nel 1977 la Legge Bucalossi introdusse l’obbligo per i comuni di destinare i proventi derivanti da tali oneri alle opere di urbanizzazione primaria e secondaria.
Questo principio fu messo in discussione e poi eliminato dal Testo Unico per l’edilizia (D.P.R. 380/2001, art. 136 c.2, lettera c), a firma dell’allora Ministro dell’Istruzione Pubblica Franco Bassanini e approvato dall’allora governo Amato. 
Da allora, di anno in anno, nell’assalto alla diligenza della Finanziaria, spunta un emendamento che proroga anche per l’anno a venire tale facoltà.

I soldi che i comuni potrebbero usare per il risanamento del territorio vengono invece impiegati per altre finalità.

“Una scelta miope – conclude Catania – in netta contraddizione con i dati dell’edilizia reale, che vedono circa 2 milioni e 700 mila abitazioni inutilizzate e con un mercato della riqualificazione (+3,5%) in forte ascesa, che sarà in grado di trainare il settore fuori dalla crisi, di contro a quelli di previsione per le nuove costruzioni (-3,4%), come sottolineato dall’ultimo rapporto del Cresme di recentissima pubblicazione”.
Ufficio stampa Presidente Mario Catania

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