Bella idea far campagna elettorale sbandierando di aver rinunciato ad un diritto di cui non si può beneficiare, ai sensi delle leggi vigenti.
Gli esponenti del Movimento 5 Stelle, quando si vantano di voler rinunciare ai rimborsi elettorali, raccontano una mezza bufala: in realtà non ne hanno proprio diritto, non avendo uno statuto. Cosa di cui peraltro vanno fieri, ritenendo in questo modo di differenziarsi dagli altri partiti.
Ricapitoliamo:
1) Non è vero che i consiglieri regionali grillini si sono tagliati lo stipendio. Non possono farlo. Semplicemente, lasciano a disposizione di un “conto progetto” la parte eccedente i 2.500 euro mensili. Questi soldi vengono utilizzati, come abbiamo visto, per pagare le spese legali ai No Tav, oppure per acquistare maschere anti-gas e borse di canapa, rimborsare i pranzi dei componenti dello staff del gruppo consiliare, ed anche per il “Restitution day”, che in realtà serve a finanziare “progetti a 5 Stelle”, ossia amici e amici degli amici. Insomma, tutt’altro che una “restituzione al territorio”.
2) Non è vero che il Movimento 5 Stelle rinuncia ai soldi pubblici. I gruppi consiliari, in Piemonte, Emilia Romagna e Sicilia, usufruiscono dei contributi relativi. In teoria per le spese di cancelleria, in pratica per pagare gli stipendi agli staffisti e finanziare volantini, cartoline e iniziative No Tav nonché il giornaletto di partito.
3) Non è vero che i parlamentari grillini hanno rinunciato a benefit e diaria. Si sono decurtati solo una parte dell’indennità, seguendo però la stessa logica dei consiglieri regionali.
4) Non è vero, infine, che il Movimento 5 Stelle rinuncia ai rimborsi elettorali. Come detto, non ne ha diritto, in virtù della Legge n.96 del 6 luglio 2012, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 172 del 25 luglio 2012, recante “norme in materia della riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al governo per l’adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e dei movimenti politici e per l’armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali”. L’articolo 5 parla chiaro:
Gli esponenti del Movimento 5 Stelle, quando si vantano di voler rinunciare ai rimborsi elettorali, raccontano una mezza bufala: in realtà non ne hanno proprio diritto, non avendo uno statuto. Cosa di cui peraltro vanno fieri, ritenendo in questo modo di differenziarsi dagli altri partiti.
Ricapitoliamo:
1) Non è vero che i consiglieri regionali grillini si sono tagliati lo stipendio. Non possono farlo. Semplicemente, lasciano a disposizione di un “conto progetto” la parte eccedente i 2.500 euro mensili. Questi soldi vengono utilizzati, come abbiamo visto, per pagare le spese legali ai No Tav, oppure per acquistare maschere anti-gas e borse di canapa, rimborsare i pranzi dei componenti dello staff del gruppo consiliare, ed anche per il “Restitution day”, che in realtà serve a finanziare “progetti a 5 Stelle”, ossia amici e amici degli amici. Insomma, tutt’altro che una “restituzione al territorio”.
2) Non è vero che il Movimento 5 Stelle rinuncia ai soldi pubblici. I gruppi consiliari, in Piemonte, Emilia Romagna e Sicilia, usufruiscono dei contributi relativi. In teoria per le spese di cancelleria, in pratica per pagare gli stipendi agli staffisti e finanziare volantini, cartoline e iniziative No Tav nonché il giornaletto di partito.
3) Non è vero che i parlamentari grillini hanno rinunciato a benefit e diaria. Si sono decurtati solo una parte dell’indennità, seguendo però la stessa logica dei consiglieri regionali.
4) Non è vero, infine, che il Movimento 5 Stelle rinuncia ai rimborsi elettorali. Come detto, non ne ha diritto, in virtù della Legge n.96 del 6 luglio 2012, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 172 del 25 luglio 2012, recante “norme in materia della riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al governo per l’adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e dei movimenti politici e per l’armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali”. L’articolo 5 parla chiaro:
1. I partiti e i movimenti politici, ivi incluse le liste di candidati che non siano diretta espressione degli stessi, qualora abbiano diritto ai rimborsi per le spese elettorali o ai contributi di cui alla presente legge, sono tenuti a dotarsi di un atto costitutivo e di uno statuto, che sono trasmessi in copia al Presidente del Senato della Repubblica e al Presidente della Camera dei deputati entro quarantacinque giorni dalla data di svolgimento delle elezioni. L’atto costitutivo e lo statuto sono redatti nella forma dell’atto pubblico e indicano in ogni caso l’organo competente ad approvare il rendiconto di esercizio e l’organo responsabile per la gestione economico-finanziaria. Lo statuto deve essere conformato a principi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze e ai diritti degli iscritti. 2. I partiti e i movimenti politici, ivi incluse le liste di candidati che non siano diretta espressione degli stessi, che non trasmettano al Presidente del Senato della Repubblica o al Presidente della Camera dei deputati gli atti di cui al comma 1, nel termine ivi previsto, decadono dal diritto ai rimborsi per le spese elettorali e alla quota di cofinanziamento ad essi eventualmente spettante.
Il Movimento 5 Stelle di avere uno statuto non ne vuole sapere. Sarebbe un eccesso di “autodisciplina”. C’è solo il “non statuto”. E allora arriverà anche il “non rimborso”. Ma da lì a poter dire di aver rifiutato i rimborsi elettorali, ne passa.
INTANTO, A SORPRESA SPUNTA LO STATUTO - STATUTO - QUELLO VERO DI BEPPE GRILLO
http://www.huffingtonpost.it/
L'atto costitutivo firmato a Cogoleto da Beppe Grillo, il nipote Enrico Grillo e il commercialista.
Non compare il nome di Casaleggio
Non esiste soltanto un non statuto a regolare la vita de Movimento Cinque Stelle. Esiste, come per tutti gli altri partiti, anche uno statuto vero e proprio. Così come un atto costitutivo. Con un'appendice importante. Beppe Grillo non è solo il megafono del Movimento, ne è anche il presidente. Suo nipote Enrico, invece, è socio fondatore e vice presidente di M5S. Il commercialista Enrico Maria Nadasi, è il segretario.
Per capire di cosa si tratta, bisogna fare un viaggio fino a Cogoleto, vicino Genova, dove davanti al notaio Filippo D'Amore, il 18 dicembre scorso Beppe Grillo, suo nipote Enrico e Nadasi, hanno formalmente costituito l'associazione "Movimento Cinque Stelle". Un passaggio necessario, probabilmente, anche per poter presentare liste alle elezioni e per poter avere accesso ai contributi pubblici (per poi poter ufficialmente rinunciare), ma il documento in possesso dell'Huffington Post, è interessante anche per altre ragioni.
L'atto costitutivo e lo statuto, per esempio, spiegano oltre ogni ragionevole dubbio, che il titolare del simbolo dei cinque stelle e del blog beppegrillo.it è l'ex comico genovese. "Spettano quindi al signor Giuseppe Grillo", si legge, "titolarità, gestione e tutela del contrassegno; titolarità e gestione della pagina del blog".
L'obiettivo del movimento, spiega l'atto costitutivo, "è la convivenza armoniosa tra gli uomini, attraverso lo sviluppo del talento e delle capacità personali dell'individuo, che deve trovare piena possibilità di cogliere tutte le opportunità realizzabili all'interno della società civile, nel rispetto delle regole istituite dallo Stato nella sua fondazione".
I valori fondanti del movimento, spiega lo Statuto, sono libertà, uguaglianza, dignità, solidarietà, fratellanza e rispetto. Tutti indicati in grassetto.
Interessante anche il passaggio successivo, quello in cui si dice che "lo Stato deve limitare il corpo delle leggi che ne regolano il funzionamento a quegli ambiti di intervento propri della tutela e salvaguardia degli interessi della collettività e dei diritti della persona". Sembra quasi un'ampia apertura ai precetti del liberalismo economico.
La rete, come era normale aspettarsi, ha un ruolo fondamentale per il Movimento. M5S vuole determinare la politica nazionale "mediante la presentazione alle elezioni di candidati e liste di candidati indicati secondo le procedure di diretta partecipazione attuate attraverso la rete internet". Interessante anche il fatto che Grillo ha specificato nello statuto che "gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato". A questo precetto costituzionale l'ex comico non crede molto, ma nonostante tutto ha dovuto inserirlo nell'atto costituente del suo movimento.
Ovviamente il Movimento, come tutte le associazioni, ha un'Assemblea, che va convocata almeno una volta l'anno entro il mese di aprile. Questo significa che a breve il comico dovrebbe tenerla. Poi c'è un consiglio direttivo e un presidente. Che, per ora, sono sempre Grillo, il nipote e il commercialista. Che, come detto, sono rispettivamente presidente, vice e segretario. Non compare invece nello statuto il nome di Gianroberto Casaleggio. Inoltre i tre hanno la qualifica di soci fondatori, mentre gli altri soci, quelli ordinari, vengono ammessi solo dopo la presentazione di una domanda che deve essere approvata dal consiglio direttivo stesso (Grillo, Grillo jr e Nadasi).
ECCO LO STATUTO DEI 5S
ECCO L'ATTO COSTITUTIVO DEL MOVIMENTO
LA PRIMA PAGINA DEL DOCUMENTO
Parla Tavolazzi: “Con quello statuto Grillo ha tradito il movimento”
Intervista al primo espulso eccellente del Movimento 5 stelle: «Io sono stato espulso per avere costituito un'associazione. Oggi scopriamo che Grillo si autonomina presidente senza dirlo a nessuno»
«Io sono stato espulso per avere costituito un’associazione. Oggi scopriamo che Beppe Grillo si autonomina presidente senza dirlo a nessuno». Valentino Tavolazzi, il primo espulso eccellente del M5S, dice di non essere stupito dalla notizia dell’atto costitutivo del Movimento 5 Stelle (pubblicata in esclusiva dall’Huffington post) ma fatica a contenere la rabbia. «Ci potevano essere altri modi per costituire un’associazione, non era necessario scegliere il nipote Enrico come vice. – si sfoga con Europa – Ma il fatto più grave è che questa decisione non sia stata comunicata, discussa e votata dagli attivisti. Ancora oggi si discute sulla proprietà del simbolo e c’è una totale opacità sui proventi economici derivanti dall’attività del blog. Se si chiede trasparenza al mondo intero come giustamente fa Grillo, bisognerebbe dare l’esempio per primi, anche mettendo al voto le scelte fondamentali. Ancora una volta ha tradito il movimento».
Quando parla di scelte fondamentali allude al voto di fiducia a un eventuale governo Bersani?
Certo, io personalmente sono contrario alla fiducia al Pd ma mi rendo anche conto che non può essere una scelta fatta da una persona, gli eletti dovrebbero decidere democraticamente cosa fare.
Si riferisce alla libertà di parola e d’azione dei parlamentari del M5S?Quello è il segnale della malattia. Il movimento è rimasto fragile dal punto di vista democratico. Era nato dall’idea di far partecipare direttamente i cittadini alle scelte politiche ma non ha fatto passi avanti in questa direzione. Il movimento non si è voluto fare perché non si è voluto distribuire il potere della scelta. Oggi il M5S è un prodotto politico di proprietà di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio i quali fanno e disfano secondo l’umore giornaliero.
Certo, io personalmente sono contrario alla fiducia al Pd ma mi rendo anche conto che non può essere una scelta fatta da una persona, gli eletti dovrebbero decidere democraticamente cosa fare.
Si riferisce alla libertà di parola e d’azione dei parlamentari del M5S?Quello è il segnale della malattia. Il movimento è rimasto fragile dal punto di vista democratico. Era nato dall’idea di far partecipare direttamente i cittadini alle scelte politiche ma non ha fatto passi avanti in questa direzione. Il movimento non si è voluto fare perché non si è voluto distribuire il potere della scelta. Oggi il M5S è un prodotto politico di proprietà di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio i quali fanno e disfano secondo l’umore giornaliero.
Il Movimento 5 Stelle è nato molti anni fa: perché nessuno prima aveva pensato di dare vita all’associazione?L’esistenza dell’associazione in quanto tale è sempre stata considerata un tabù, non doveva assolutamente esistere. Nel 2009, per presentarci alle elezioni, abbiamo creato Progetto per Ferrara: bene, pensi che questo fatto è stato usato come argomento a favore della mia espulsione. Oggi scopriamo che Beppe Grillo si autonomina presidente senza dirlo a nessuno.
Si aspettava il successo elettorale di Grillo?Sì, me lo aspettavo, anche in quelle dimensioni. Del resto la campagna elettorale magistralmente condotta da Grillo e i precedenti delle elezioni comunali facevano pensare a un successo travolgente.
Quindi è un movimento in crescita?Dal punto di vista numerico è uno tsunami. Se invece parliamo della crescita sul piano politico siamo fermi al 2009, non credo che in queste condizioni possa effettivamente condurre il cambiamento del paese.
Lei si considera uno sconfitto?Assolutamente no. La sconfitta è la conseguenza della non coerenza. Oggi i veri sconfitti sono Grillo e Casaleggio: hanno ottenuto un successo elettorale ma non hanno realizzato ciò che avevano promesso.
Un successo che, di fatto, ha messo a tacere ogni dissenso interno.Sì, è un’analisi che condivido. Oggi alcuni dei dissidenti hanno proseguito il cammino con un nuovo movimento che si chiama Democrazia in movimento, che ha già attivisti in Sicilia, in Lombardia, in Emilia, nel Lazio.
Voi vi rifate al movimento originario?No, noi proseguiamo il percorso iniziale, i nostri principi fondamentali sono quelli ma di molto arricchiti.
Esiste nel movimento una linea Casaleggio, più intransigente, che non accetta il dialogo con le altre forze politiche e spera che il M5S governi da solo?Se esistesse una differenza tra Grillo e Casaleggio sarebbe molto difficile da vedere. Certo è che la figura di Casaleggio ci è sempre stata presentata da Grillo come quella di un tecnico, ma da quando si autonominò co-fondatore del movimento in una lettera al Corriere della Sera, ci siamo accorti che la vera mente pensante del movimento, dal punto di vista della comunicazione e delle scelte strategiche è lui, mentre Grillo svolge la funzione di comunicatore dal vivo.
Ma lei è d’accordo con le idee del Movimento 5 stelle?Occorre riconoscere che l’elemento di rottura che si è prodotto con questo dato elettorale fa solo bene al nostro paese. Era ed è necessario uno tsunami. Il problema è che non eravamo nati per fare lo tsunami ma per portare dei contenuti all’interno del parlamento. La corsa di Casaleggio è stata mirata solo al consenso, non alla costruzione di un movimento fatto di persone all’altezza e competenti e di un programma davvero rivoluzionario. Noi siamo nati nel 2009, la scomunica improvvisa che ci ha colpito è spiegabile solo come un modo per sbarazzarsi delle teste pensanti.
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