«L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
Praticamente immutate nel 2013 le spese militari mondiali: circa 1750 miliardi di dollari investiti in eserciti ed armamenti. Anche l’esperto delle Nazioni Unite Alfred De Zayas sottolinea come sia urgente che gli Stati invertano le loro priorità di spesa, privilegiando l’investimento sullo sviluppo umano e non sugli armamenti.
Nella Giornata globale di azione contro le spese militari (GDAMS – Global Day of Action against Military Spending) parte il conto alla rovescia verso “Arena di Pace e Disarmo”, la grande manifestazione che lancerà dall’Arena di Verona le nuove azioni del mondo pacifista e del disarmo. È questo il messaggio particolare che le realtà italiane impegnate contro gli acquisti di armi e i fondi per gli eserciti vogliono sottolineare con forza nel corso della ricorrenza odierna. “Gli armamenti sono distruttivi quando vengono utilizzati e anche quando sono prodotti, venduti, comprati e accumulati, perché sottraggono enormi risorse al futuro dell’umanità, alla realizzazione dei diritti sociali e civili, garanzia di vera sicurezza per tutti - ricorda Mao Valpiana presidente del Movimento Nonviolento – e questo sarà uno dei messaggi cent rali dell’evento del 25 aprile. D’altronde tutte le reti e realtà che hanno promosso questo percorso sono davvero convinte che oggi la liberazione ha anche e soprattutto il volto del disarmo”.
Una prospettiva che trova eco anche nel percorso internazionale rilanciato dalle Nazioni Unite. Non a caso l’Esperto indipendente Alfred de Zayas nominato dall'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani “per la promozione di un ordine internazionale democratico ed equo" ha ricordato proprio in occasione della GDAMS che gli Stati dovrebbero tagliare le spese militari per investire maggiormente in sviluppo umano. "Mi sorprende che nell'attuale contesto di crisi socio-economica in pochi abbiano espresso indignazione per i livelli sproporzionati raggiunti dalle spese militari – ha sottolineato de Zayas in una dichiarazione ufficiale - l'austerità ed il rigore vanno esercitati nell'ambito delle spese militari, non nel campo delle misure di protezione sociale".
La giornata globale di azione è promossa a livello mondiale dall'International Peace Bureau, la più antica associazione umanitaria mondiale per la diffusione dell'idea del pacifismo vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 1910, di cui costituisce l'impegno più importante. “Lavorare per la pace non può essere solo la reazione alle crisi che si aprono, occorre invece costruire un modello diverso di priorità – sottolinea Lisa Clark membro italiano del Direttivo dell’associazione internazionale – e tutti noi pensiamo che siano ancora centrali ed attuali le parole pronunciate anni fa da Martin Luther King: Una nazione che spende più nella difesa militare che nei programmi di sviluppo sociale si avvicina alla morte spirituale".
Per il 2014 la data del 14 aprile è stata scelta come ”Giornata globale di azione contro le spese militari” in quanto corrispondente con la diffusione dei nuovi dati SIPRI proprio sul totale della spesa militare mondiale. Il dato complessivo della spesa valutato dai ricercatori dell’istituto svedese di ricerca sulla Pace si attesta per il 2013 su 1747 miliardi di dollari, corrispondente a livello generale ad una continuazione della stasi già iniziata lo scorso anno. Siamo di fronte ad un minimo calo in termini sia di numeri assoluti (-6 miliardi di dollari) sia di comparazione e trend valutato a valori costanti (-1,9% in termini reali rispetto al 2012). Ciò però non deve fare pensare che la spesa militare sia in effettivo calo, perché stiamo comunque parlando di un livello che rimane ben superiore alle quote di spesa del periodo finale della Guerra Fredda.
“In realtà la spesa militare mondiale si sta solamente redistribuendo, con il nuovo protagonismo della Cina e di altri Paesi asiatici” commenta Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo. In tal senso va notato come l’Arabia Saudita abbia aumentato la spesa di 10 miliardi di dollari e la Corea del Sud abbia superato proprio l’Italia in classifica entrando nella Top 10 mondiale. “Nonostante il sensibile taglio in corso negli investimenti militari USA (circa 40 miliardi di dollari in meno secondo la stima SIPRI) il totale complessivo non si è modificato di molto, e ciò significa che nuovi attori stanno davvero "prendendo il volo" in questo comparto”, conclude Vignarca.
Scorrendo i dati diffusi dal SIPRI è interessante notare come i primi quindici Stati siano da soli responsabili di oltre l’80% della spesa militare complessiva, con gli Stati Uniti e la Cina ai primi due posti in grado di sfiorare da soli la metà della somma complessiva (si attestano sul 47%).
Il dato italiano, oltre alla perdita di un posto sembra attestare un lieve calo (stima in discesa da 34 a 32,7 miliardi di dollari) “Ma in tal senso - commenta Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo - va ricordato che per diversi anni l’istituto svedese non è stato in grado di conteggiare con chiarezza il bilancio militare del nostro Paese”. Ad esempio lo scorso anno la cifra era esplicitamente indicata come “stima probabile” e non valore derivante dai bilanci. “Il valore riportato per il 2013 si avvicina invece molto al dato di circa 24 miliardi di euro (con trasformazione effettuata a cambi attuali) che la Rete Italiana per il Disarmo ha effettuato durante lo scorso anno a partire da dati ufficiali di Bilancio del Governo” – conclude Simoncelli.
Da notare infine come il dato di incidenza della spesa militare sul PIL ricavato dal SIPRI (che riporta la cifra di 1,6% basata su dati del Fondo Monetario Internazionale) risulta essere sensibilmente più alto di quanto affermato da tutti i Governi recenti, e di qualche punto superiore alle stesse stime NATO (anch’esse maggiori di quelle governative).
“Ma soprattutto non dimentichiamo il ruolo dei paesi dell’Unione Europea – sottolinea Giorgio Beretta analista di OPAL. “Se è vero, infatti, che gli Stati Uniti sono da anni il paese che più spende in armamenti (640 miliardi di dollari pari al 37% del totale mondiale), i paesi dell’UE nel loro insieme sono al secondo posto per spese militari (279 miliardi di dollari pari al 16% del totale mondiale) superando di gran lunga la Cina (stima di 188 miliardi) e la Russia (stima di 88 miliardi): e gran parte della spesa militare dei paesi dell’UE è per il personale di 28 forze armate mentre i sistemi militari mostrano sovrapposizioni e necessitano di una chiara razionalizzazione”.
Tutti questi elementi saranno ribaditi il 25 aprile nel corso di “Arena di Pace e Disarmo” a Verona, come base di nuove azioni e campagne lanciate dalle reti ed organizzazioni della società civile italiana legata ai temi del pacifismo e del controllo degli armamenti (per tutti i dettagli www.arenapacedisarmo.org).
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