martedì 6 agosto 2013

Zamparini mentre a Benevento cede ai Barletta "I Sanniti", in Veneto lavora a una megacolata di cemento

Sulla laguna di Grado incombe un progetto pieno di ombre che riverserebbe sull’isola 400mila metri cubi di cemento.

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A ridosso della laguna di Grado, uno dei poli turistici del Friuli Venezia Giulia inserito in un contesto ambientale unico, rischia di stendersi una colata di cemento.

Il progetto “Vivere in laguna” del gruppo dell’imprenditore friulano Maurizio Zamparini prevede l’occupazione di quasi 500mila metri quadri di suolo e l’edificazione di quasi 400mila metri cubi tra appartamenti, negozi, infrastrutture.

Gli abitanti insediabili, se consideriamo la sommatoria di altri interventi già partiti o in fase di avvio, sono circa 9mila, quanti i residenti della cittadina balneare in inverno. A monte di un progetto che la società promotrice ipotizzava di avviare nel 2014 c’è una vicenda fatta di molte ombre dal punto di vista autorizzativo e ambientale, come Legambiente Friuli Venezia Giulia e il circolo Green Gang del Basso Isontino hanno denunciato più volte, insieme alla lista civica Liber@.

Piani vecchi

«Se osserviamo ciò che è successo dal lontano 1985 a oggi – afferma Michele Tonzar, presidente del circolo Green Gang – la prima cosa che colpisce è che la situazione è talmente ingarbugliata, piena di forzature dal punto di vista autorizzativo, piena di denunce, ricorsi, condanne e raccomandazioni che ci si chiede come nessun amministratore abbia pensato di starne alla larga o quanto meno di mettere le mani avanti, facendo un minimo di chiarezza». In parole povere, secondo Legambiente, si sarebbe dovuto mettere in salvaguardia il Piano regolatore, aggiornandolo alle nuove esigenze e al nuovo sentire della comunità per la quale un’area di espansione di 500mila metri quadri, frutto di scelte pianificatorie vecchie di trent’anni, è davvero esagerata. «Invece, a pochissimi giorni dalle elezioni, a fine marzo 2011, il commissario straordinario del Comune ha approvato una variante al Piano regolatore con cui di fatto sono stati definiti i nuovi parametri urbanistici cui deve conformarsi il futuro Piano particolareggiato attuativo – spiega ancora Tonzar –.
Una variante definita “non sostanziale”, grazie alla malaugurata interpretazione della Direttiva europea 42/2001, che prevede che per interventi di modesta entità si possa evitare di attivare la procedura di Valutazione ambientale strategica (V.A.S.)». Una forzatura, considerata l’enorme dimensione e la vicinanza con aree protette di interesse comunitario, come la laguna di Grado e Marano e Valle Cavanata e il banco Mula di Muggia.
Per questo Legambiente Friuli Venezia Giulia ha presentato una denuncia alla Commissione europea nei confronti del Comune di Grado e della Regione per inadempimenti del diritto comunitario. 
«Non esistono “diritti edificatori”, né “vocazioni edificatorie” di suoli non ancora edificati – prosegue Michele Tonzar – Lo stabilisce una recente sentenza del Consiglio di Stato, che si aggiunge a molte altre». Ma i guai per Zamparini non sono finiti: lo scorso novembre il figlio, Andrea Maurizio, legale rappresentante della ditta Monte Mare, proprietaria dell’area interessata dal progetto, è stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione: è ritenuto responsabile di aver contravvenuto alle norme ambientali eseguendo lavori in area paesaggistica senza autorizzazioni. 
Il giudice ha inoltre ordinato il ripristino dello stato dei luoghi, dove, in assenza delle necessarie autorizzazioni, sono stati smaltiti almeno 200mila metri cubi di materiale di sterro proveniente dall’area in cui a Muggia, vicino Trieste, è sorto un centro commerciale.

Suolo sotto assedio

«Vorremmo capire se questo materiale è inquinato o meno – commenta Dario Raugna, capogruppo consigliare al Comune della lista Liber@ – visto che al Servizio Via della Regione pare siano arrivati esiti non corretti dei campionamenti effettuati dall’Arpa. Tant’è che, a seguito di un sequestro di documenti nella sede dell’Arpa, sono state trovate due relazioni che arrivano a conclusioni opposte, una delle quali indica la presenza di idrocarburi nelle terre depositate in Valle Cavarera». È un esempio delle forzature di cui è costellata la vicenda. Tra le altre non è neanche certa la fornitura idrica del complesso “vivere in Laguna”, e il depuratore di Grado è sottoposto a una procedura di infrazione comunitaria a causa della non conformità nella depurazione degli scarichi fognari. La speranza è che la nuova amministrazione regionale guidata da Debora Serracchiani effettui una riflessione su Zamparini city. «Valle Cavarera rappresenta forse l’ultima porzione di suolo disponibile a Grado – afferma Alessio Gratton di Sel, presidente della Commissione Attività produttive del consiglio regionale – pertanto ritengo necessaria una valutazione sul suo utilizzo coinvolgendo la comunità. Che fine farebbero le attività del centro storico se viene spostato il polo d’attrazione? Va invece riqualificato quanto esiste– aggiunge Gratton – anche perché a Grado esistono circa 2mila appartamenti invenduti ». 
Gli ultimi sviluppi della vicenda danno Zamparini in ritirata. «Staremo a vedere – commenta Tonzar – Non vorremmo fosse solo una manovra di pressing nei confronti di chi deve decidere. Questa è un’area ricchissima dal punto di vista ambientale, e merita un turismo diverso, che intervenga a migliorare le strutture esistenti e crei maggiore integrazione con la comunità di Grado, valorizzando il patrimonio naturalistico che circonda l’Isola del sole».

Tratto da La Nuova Ecologia (luglio-agosto 2013)


Sulla vicenda giudiziaria di Zamparini nella città di Benevento si legga il dossier di AltraBenevento

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