La sentenza è definitiva. Lo spazio per le opinioni e le interpretazioni è
finalmente ridotto a zero. Ci fu evasione fiscale con frode, organizzata da
Berlusconi Silvio e messa in opera per il tramite dell'Avvocato David Mills e di
un sistema di società off-shore che drenavano denari dalla medesima Mediaset
verso conti in nero in banche estere.
L'aggravante - tutta politica - risiede
nel fatto che quanto sopra veniva definito e condotto mentre Berlusconi era
presidente del Consiglio. Mentre, cioè, doveva mettere in atto politiche per
combattere l'evasione fiscale.
La
condanna di quattro anni passata in giudicato, rimasta integra lungo i tre gradi
di giudizio (a parte la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici,
che dovrà essere rideterminata secondo la disciplina fiscale contenuta in una
legge del 2000), dovrebbe, a questo punto, costituire impedimento perpetuo alla
ricandidabilità di Berlusconi.
La legge Severino, n. 190/2012, conversione del
cosiddetto Decreto Anticorruzione, conteneva all'articolo 1, comma 63, una
delega al Governo per la pubblicazione di un decreto legislativo recante testo
unico della normativa in tema di incandidabilità, fra l'altro, alle cariche di
deputato e di senatore. La delega, ricorderete, era stata soddisfatta dal
governo Monti per il rotto della cuffia alla fine del 2012 con il decreto
legislativo n. 235/2012.
L'articolo
1, comma 1, lettera c, prevede infatti che siano incandidabili:
c) coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni, determinata ai sensi dell'articolo 278 del codice di procedura penale (D. Lgs. 235/2012, Gazzetta Ufficiale).
E'
sufficiente questa norma per stabilire l'esclusione dalla politica in maniera
definitiva di Berlusconi? Sarà probabilmente il dibattito che il paese subirà
nei prossimi mesi, nel tempo che ci separa dalla ridefinizione della pena
accessoria e l'approvazione della nuova legge elettorale, il cui iter è
improvvisamente passato dal binario morto alla procedura d'urgenza in un batter
d'ali.
Il
governo Letta conosce sin da oggi la sua data di scadenza, che coinciderà -
grosso modo - con il Congresso Nazionale del Partito Democratico. La stagione
congressuale si aprirà mentre Berlusconi preparerà l'esilio. E Letta, oggi più
che mai con le valigie pronte, molto probabilmente diventerà attore in campo, o
personalmente o per mezzo di un suo candidato forte, nella battaglia
congressuale.
Per
dirla con un eufemismo: ne vedremo delle belle.
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