venerdì 31 maggio 2013

Il 5 stelle è morto ? Partiti e media del centrodestrasinistra già vendono la pelle dell'orso ...Sciacallaggio e putridume della sinistra italiana

Rodotà , Vendola , Civati, De Magistris, Barca, Settis e altri "reduci" della Ingloriosa Armata Ingroia, il 30 aprile hanno squadernato il progetto politico a cui da mesi stanno lavorando anche Cofferati e Landini (Fiom) dalle colonne della rivista LEFT : un nuovo Partito/coalizione da collocare sul fianco sinistro del PD .

A tal fine stanno faticosamente tentando anche di resuscitare Antonio Di Pietro e i suoi sparpagliati clientes.

Per le prossime elezioni, dovrebbe già essere in acqua questa nuova imbarcazione con a bordo EX 5 Stelle, "sinistra PD"(?!), Sel e reduci Ingroia. L'obiettivo è quello di presentare una Lista di dissidenti e "oppositori" del Governo Letta, per attrarre elettori dei 5 Stelle e raggiungere la resilienza necessaria a formare una nuova flotta (Governo) euro-trilateral-banche, composta dalla nave ammiraglia PD, dalla"fregata" VENDO LA & altri di "sinistra", più l'altra "Fregata" che imbarcherà quelli di Scelta Civica e logge minori ; il tutto sarà mediaticamente venduto come scelta obbligata per cacciare Berlusconi dal Governo.

Che non l'abbiano capito i tanti fans, analfabeti politici (di andata o di ritorno) è un conto, ma non è credibile che ciò sia sfuggito a persone che per mestiere raccolgono e diffondono notizie e persino a commentatori politici che quotidianamente calcano le scene, i corridoi ed i camerini del teatrino della politica italiana.
Arriviamo persino all’assurdo che gli stessi giornali, Unità, Corriere, Repubblica e Stampa, che il 30 aprile /1e 2 maggio, avevano dato notizia della gestazione del nuovo soggetto politico, fanno ora finta di non saperne nulla e presentano le constatazioni di Grillo come un fulmine a ciel sereno, per aiutare il PD a far passare i chiarimenti di Grillorispetto alla svolta di Rodotà (ma, nello stesso articolo Grillo aveva scritto anche del lavorio di Vendola, Civati, Renzi e Bersani, spalleggiati dalla "Bilderberg- Gruber"), come "offese", "impazzimento" e " ingratitudine " del primo, rispetto alle generiche critiche che Rodotà aveva fatto al suo movimento, affidandole al Corriere della Sera.
Tale "clima politico" dovrebbe favorire il lavoro dei "ruffiani politici" che da quasi due mesi fanno i talent scout tra le file dei neo parlamentari 5 Stelle, per scovare i caratteri politicamente più deboli e convincerli che Grillo è ormai più che dimezzato come consensi e quindi la loro rielezione è a rischio... a meno che non escano creando qualcosa di proprio o non confluiscano nell'accogliente PD...
La Stampa di Torino indica oggi in Corradino Mineo, nell'eurodeputata Sonia Alfano e nel Sindaco di Napoli De Magistris, i registi di questa operazione che avrebbe già portato all'ingaggio di una decina di parlamentari;  tre i nomi fatti anche su Radio 24ore : Pisano, Sarti e Zaccagnini ... 
A EST (ma anche al Nord, Sud ed Ovest dei politici camerieri delle banche) NULLA DI NUOVO !

Si legga in proposito:
Barca, Landini, Rodotà e Cofferati: prove tecniche per un partito di sinistra
di Davide Turrini | Bologna | 30 aprile 2013


Rosanna Carpentieri

1 commento:

Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia ha detto...

Rodotà (ex nume tutelare del Mò Vi Mento) è a una "svolta" rispetto a Grillo e ai grillisti?
Il fatto è che in questo momento Rodotà è il leader dell’opposizione. O del cambiamento, della rivoluzione, o come cavolo la volete chiamare: quella cosa insomma che sarebbe già in funzione da tre mesi se i capi del M5S e del Pd avessero fatto il governo che volevano i loro elettori. Rodotà, a differenza di Bersani, non ha una destra interna cui rendere conto. E, a differenza di Grillo, è un politico vecchio e con le idee chiare. Si muove con cautela e lentezza, senza chiasso; ma va avanti con metodo, e guadagna. Non ha ambizioni personali – è troppo orgoglioso per averne – ed è chiaramente un king maker, non un pretendente. Ha dei gruppi di base alle spalle (piccoli ma non solo virtuali, a differenza di Grillo) ed è al centro di una rete articolatissima di simpatie, di movimenti, di segnali che attraversano tutta la società progressista.

E’ – a differenza di Grillo – solidamente e ostentatamente di sinistra. Questo gli nega exploit improvvisi, da puro malcontento indistinto, ma gli garantisce un radicamento e una durata che il suo rivale non ha.

Il tempo gioca per lui: l’assetto del Pd è fragilissimo e obbliga a un continuo doppio binario gli attuali dirigenti di quel partito, sia i “vecchi” alla Epifani (al Psi non portò fortuna chiamare a segretario un ex sindacalista socialista) che i “giovani” alla Renzi. E’ un governo balneare, che non sopravviverà all’autunno. E cadrà da sinistra, in un’occasione qualunque.

Rodotà, che ne ha viste tante, capisce che non serve a niente un ennesimo nuovo partito. Lui scava più in profondo: ha memoria abbastanza per sapere che nei momenti di svolta non è un partito che serve ma un larghissimo – e militante – movimento di liberazione. Questo si sta formando senza accorgersene, un giorno dopo l’altro, lentamente. L’ultima volta che s’è intravisto è stato al referendum per l’acqua pubblica di due anni fa (Rodotà, non a caso, ne era il maggior esponente), ma la prossima volta emergerà – autunno – su temi più drammaticamente sociali.

Grillo sa tutto questo, penso, ma non ha la cultura politica per venirgli a patti. Una visione piccoloborghese del mondo – noi che traffichiamo, voi che campate di pensioni e stipendi – e anche umanamente rudimentale, divisa fra vecchi e giovani, fra italiani e stranieri, fra noi furbi e voi che non capite un cazzo. Alla Brunetta, alla Renzi, alla professor Miglio.

In tutto questo, rischia di disperdersi quello che è stato il contributo storico del movimento di Grillo a questo sfortunato paese. Non il programma (simpatico) non la buffa campagna contro i “costi della politica” (avete idea di quanto ha portato all’estero la sola famiglia Agnelli?), ma il grido di dolore di tutta una generazione di giovani, lasciati nella precarietà e nell’ignoranza, che ha massicciamente votato Cinque Stelle perché non le restava altro da fare.

Ora non grida più, non vota più. E’ buffo il cantar vittoria della nomenklatura Pd, se nella capitale d’Italia oltre metà del popolo non ha voluto votare. E’ amara la risposta di Grillo: pensionati di merda, non mi capite. Amaro, buffo, e tragico, perché può significare la fine del Paese.

Gli storici, fra qualche anno, attribuiranno facilmente le responsabilità più immediate di questo distacco fra popolo e democrazia. Ne daranno una piccola parte alle urla di Grillo, una parte maggiore al tradimento dei centouno boiardi che hanno preferito Berlusconi al governo progressista, e una ancora più grande al massimo garante della Repubblica che invece di preservare i valori comuni ha fatto i “governi tecnici”, ossia indipendenti da ciò che, bene o male, il popolo nella sua ignoranza aveva avuto la scortesia di suggerire.

Adesso, è una gara contro il tempo. Qualcuno – ad esempio Rodotà – riuscirà a rimettere insieme, senza presunzioni ducesche e con infinita pazienza, l’elettorato democratico, maggioritario ma disperso, oppure fra dieci anni l’Italia non esisterà più, marcita nella rassegnazione ?

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