mercoledì 22 luglio 2015

Grecia allo sbando. L'Europa dei prossimi anni non sarà altro che una sorta di Minotauro morale e politico

I greci chiamano xenocrazia il periodo di nascita e sviluppo  del loro stato avvenuto sotto la tutela di Russia, Gran Bretagna e Francia, prima con un presidente proveniente da Mosca dove esercitava le funzioni di ministro degli esteri (nato a Corfù, ma di origine italianissima come testimonia il nome, Giovanni Capodistria ) e successivamente con un re graziosamente fornito dalla Baviera assieme a un ministro delle finanze amico dei Rothschild e letteralmente minacciato di morte a Monaco per le enormi tasse che aveva imposto. Ma non c'è dubbio che Atene sia tornata a quei tempi, anche ammesso che un governo esterno ed estraneo sia mai stato veramente assente dalla scena del Paese. Dico questo per tentare di interpretare gli errori commessi in questi mesi, anzi in questi anni, nei quali la voglia di autonomia e di libertà ha sempre drammaticamente combattuto contro un senso di minorità e un certo istinto alla tutela. Forse è stata questa condizione psicologica che ha impedito a Tsipras di accettare l'offerta di Schauble per una Grexit concordata e assistita.
Lo strepito contro la Germania, in gran parte un alibi per non pronunciare la parola Europa e sfregiare così il sacro feticcio, impedisce di vedere come si trattasse dell'unica proposta sensata comparsa sul tavolo delle trattive. Dirò di più dell'unica proposta in grado di far intravvedere differenze tra il golpe finanziario ordito fin da subito contro la vittoria elettorale di Syriza e la repressione della primavera di Praga. L'assenza dei carri armati è del tutto secondaria anche se forse sarebbe meglio attendere qualche mese per escluderla, ma è certo che in entrambi i casi si tratta di un potere che impedisce a chiunque di scegliere una strada diversa da quella imposta, sia essa il comunismo sclerotizzato e imperiale di Mosca o il capitalismo finanziario e reazionario di Bruxelles. Ciò a cui abbiamo assistito è stato infatti l'abbandono di ogni cultura della mediazione e del compromesso da parte dell'Europa e la sua sostituzione con la minaccia a mano armata di soldi: di fatto è stata la negazione della democrazia e la " normalizzazione" degli errori compiuti dai greci prima dando il proprio consenso a Syriza e poi aggravando l'errore con il referendum. 
"Normalizzazione" ad Atene come a Praga.
Tutti sanno che l'intervento dell'Urss in Cecoslovacchia fu  l'inizio del declino per l'Unione sovietica, almeno della sua immagine e forza propulsiva: nonostante analoghi interventi occidentali per esempio in Vietnam facessero milioni di morti, l'Urss cessò di essere un modello di riferimento. 
La stessa cosa avverrà anche per l'Europa: le sofferenze sociali inflitte ai greci e ad altri Paesi, il moralismo di facciata delle elite finanziarie che guidano il continente e l'istinto predatorio che dimostrano, la futilità assurda e l'ipocrisia delle politiche austeritarie, l'aperta volontà di liberarsi di un governo non gradito, hanno completamente sollevato il velo sulla sostanza della governance continentale.
L'occupazione e la normalizzazione portata avanti dagli "uomini in nero" della troika, diventa perciò una vera e propria xenocrazia per la Grecia e un segnale di fallimento per l'intera unione: sarà il lubrificante per l'uscita della Gran Bretagna, per la vittoria della destra in Francia - con o senza il Front National, perché la coppia Hollande - Sarkosy sta già costruendo con la scusa della lotta al terrorismo ciò che Le Monde comincia a chiamare l'Etat policier - ma soprattutto agli occhi delle nuove generazioni la lezione che viene impartita è che quando la strada delle urne si rivela un vicolo chiuso, si impone l'azione diretta. 
Una delle ragioni per cui in Spagna e altrove si cominciano ad adottare legislazioni liberticide contro il diritto di sciopero e quello di manifestare.
L'Europa dei prossimi anni non sarà altro che una sorta di Minotauro morale e politico, una bestia in equilibrio precario fra normalizzazione finanziaria e crescita impetuosa dei sentimenti identitari. Fino a che non esploderà. Una storia e una speranza vendute al prezzo di un euro.

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