MA ERA TUTTA UNA FARSA, PER SCONGIURARE L'INTERVENTO DEL N.O.E. DI ROMA, ALLERTATO DA ROSANNA CARPENTIERI.
San Giorgio del Sannio - 22 agosto 2009
“La Notte bianca per ricordare i Giorni neri”
Dossier :
“L’incendio del capannone Barletta
ed
il comportamento delle autorità preposte alla
tutela dell’ambiente e della salute”
Il 23 maggio
scorso a San Giorgio del Sannio, il deposito del
supermercato Barletta in via Cesine che
conteneva alimentari, detergenti e varie
sostanze chimiche, prendeva fuoco bruciando
ininterrottamente per tre notti e due giorni e
producendo un gravissimo inquinamento dell’aria
e di tutto l’ambiente circostante dove vivono
diverse famiglie.
[Doc.
da 1 a 12] (altre immagini su fotogallery de Il
Quaderno
http://www.ilquaderno.it/index-fotogallery.php?multimedia=317&
)
L’incendio dalle
tettoie aggiunte al capannone sotto le quali
erano conservati materiali incendiabili ed
alimentari, si è propagato alla abitazione della
famiglia Carpentieri, bruciando la loro auto
parcheggiata oltre la strada e procurando seri
danni a tutta la struttura. Le tre signore che
abitano la casa sono state svegliate di
soprassalto dallo scoppio dei vetri delle camere
da letto ed hanno respirato a lungo tutti gli
inquinanti sprigionati dall’incendio. Nessuna
autorità si è però preoccupata neppure di
esprimere solidarietà e sostegno morale alle tre
malcapitate. [Doc.13a 33]
Il 24 luglio, dopo
due mesi da quella terribile notte, nessun
provvedimento era stato ancora assunto per
stabilire il livello di inquinamento prodotto,
il danno alla salute degli abitanti della zona e
dei lavoratori delle attività confinanti e non
erano stati ancora rimossi i materiali bruciati
e quelli in decomposizione, attaccati da insetti
ed animali vari. Le autorità preposte alla
tutela della salute e dell’ambiente sostenevano
la impossibilità di intervenire perché il sito
risultava sottoposto a sequestro giudiziario, ed
invece il 2 luglio il magistrato aveva già
dissequestrato. [ doc. 34-35]
Il 7 agosto a
seguito di Ordinanza del sindaco di San Giorgio
del Sannio, cominciavano i lavori di
abbattimento del capannone, senza i dovuti
sistemi di sicurezza e quindi con spargimento di
polvere di cemento e cenere contenente metallo e
plastica, senza rimuovere neppure gli alimentari
in putrefazione che continuano ancora oggi ad
infestare l’aria con una puzza insopportabile.
[doc. 36 a 43]
Solo a seguito
delle proteste di Altrabenevento e
dell’intervento della DIGOS, venivano adottati
alcuni accorgimenti per ridurre l’ulteriore
diffusione di inquinanti e si scopriva che quel
modo “barbaro” di effettuare i lavori era stato
concordato con la Conferenza dei Servizi del 5
agosto, tra Sindaco, ARPAC, ditta proprietaria
del capannone e ditta incaricata della
“bonifica”, senza invitare la Regione e la
Provincia, ambedue competenti in materia.
[doc. da 44 a 48]
Gli accertamenti
successivi di Altrabenevento hanno consentito di
accertare che le autorità preposte non hanno
rispettato le norme relative alla bonifica dei
suoli inquinati. [doc. 49-50]
Infatti, la
Legge ambientale (d.lgs.n.152/06, doc. n.51)
prevede che la procedura di bonifica dei siti
contaminati deve essere applicata non
appena si verifica un evento che sia anche
solo potenzialmente in grado di contaminare il
sito: quindi tutta la zona del capannone
Barletta a Cesine, adibito a deposito di merce
varia per il rifornimento dei supermercati,
bruciato per 60 ore, e le aree adiacenti devono
essere sottoposti alle procedure ed ai controlli
previsti dalla legge e dai protocolli fissati
dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’ISPRA,
Istituto per la protezione e la ricerca
ambientale.
Le
fasi da rispettare , in breve, sono le seguenti
(v. schema doc.n.50):
1
- Entro le 24 ore dall’evento il responsabile
dell’immobile deve mettere in atto le misure di
prevenzione e darne comunicazione agli enti
preposti: Comune, Provincia, Regione, Arpac e
Prefetto.
2-
Indagine preliminare : il responsabile del sito
deve effettuare analisi ed accertamenti per
stabilire se si è verificata contaminazione del
terreno, dell’aria e dell’acqua ossia se sono
stati superati i parametri stabiliti per legge:
è bene sapere che anche le modalità e le
tecniche dei prelievi sono rigorosamente
stabilite dalle norme e dai protocolli.
Se anche uno solo dei parametri
risulta superato deve essere effettuato entro
trenta giorni il Piano di
“caratterizzazione dei rifiuti”.
La
Conferenza di servizi viene convocata dalla
Regione (quindi Arpac e/o Settore Ecologia) e
non dal Comune, che autorizza il piano di
caratterizzazione.
3
– Successivamente, al sito è applicata la
procedura di analisi del rischio specifica per
la determinazione delle contaminazioni.
Se
i valori risultanti dall’analisi di rischio
superano i valori di legge, deve essere
effettuato il progetto di bonifica.
Ogni intervento è sottoposto al controllo ed
alla autorizzazione degli enti preposti,
Provincia ed Arpac: il Comune e la Regione sono
obbligati ad intervenire e a sostituirsi al
responsabile ove questi non provveda e ad
applicare le sanzioni amministrative per la
mancata attività di prevenzione,analisi e
bonifica.
La
mancata attuazione anche di una sola delle fasi
della procedura è sanzionata penalmente.
Nel caso dell’incendio del capannone Barletta e
delle aree confinanti, non è stata effettuata
nessuna delle attività previste e non sono
stati effettuati gli interventi ed i controlli
previsti per legge.
L’Arpac
ha effettuato i campionamenti per le diossine in
data 29 luglio e i risultati non sono ancora
pronti, ma si sa che sono stati rilevati
nell’aria tracce consistenti di Benzene ed altri
inquinanti dovuti alla combustione della
plastica.
Risulta inoltre che il Piano previsto
dalla Conferenza di Servizi del 5 agosto e
consegnato dalla ditta incarica della “bonifica”
non contiene gli elementi fondamentali previsti
per legge. [ doc.49/1-2]
L’importanza del rispetto delle procedure di
bonifica dei siti interessati da eventi di
possibile contaminazione è stata invece recepita
da altre amministrazioni comunali e provinciali,
come evidenziato dai seguenti documenti [ doc.
da 53 a 58].
Dovunque, pertanto, massima attenzione ed
allerta per la possibile contaminazione dei siti
interessati da incendi: a San Giorgio del Sannio,
invece, gli Enti preposti sono assenti. Comune
ed Arpac non hanno neppure vigilato sui lavori
di abbattimento del capannone, né hanno espresso
osservazioni critiche al Piano di “bonifica”; la
ASL si è limitata a mandare qualche lettera,
non ha partecipato alla Conferenza dei Servizi,
ha redatto un verbale di sopralluogo dopo circa
tre mesi ed a seguito di un sollecito della
Prefettura e non ha ancora sottoposto le persone
residenti ed i lavoratori a controlli sanitari.
La
Provincia che pure ha ricevuto le note Arpac ed
il presunto Piano di bonifica non è ancora
intervenuta, dopo 90 giorni, pur avendo
competenze specifiche. [doc. da 59 a 64]
Nessun commento:
Posta un commento